Twitter rilascia da oggi una nuova gestione delle API sempre più restrittive per avere un maggiore controllo della piattaforma centrale. Di conseguenza, si registra una riduzione delle funzionalità delle app di terze parti, come Tweetbot (per iOS) o, addirittura, una completa eliminazione di centinaia di applicazioni.
Entrano in vigore oggi le nuove API di Twitter, anche se non ci sono ancora chiare indicazioni specifiche. Quello che si sta registrando in queste ore è che una diretta conseguenza di questa nuova politica è quella di limitare sensibilmente alcune app di terze parti, come Tweetbot (iOS) di cui si parla molto, se non quella di eliminare del tutto alcune applicazioni, avendo di fatto azzerato le funzionalità fino ad oggi permesse.
Twitter aveva annunciato nei mesi scorsi che questa stretta sarebbe dovuta avvenire in aprile, ma, dopo la protesta di alcune società che gestiscono le app di terze parti, prima tra tutte Tapbots che gestisce TweetBot, molto amata e usata dagli utenti del sistema operativo mobile di Apple, la società di Jack Dorsey ha rimandano l’entrata in vigore ad oggi, 16 agosto 2018.
Come dicevamo, la conseguenza è quella di limitare, in maniera sensibile, le funzionalità di alcune app. TweetBot, ad esempio, che dice addio lo streaming tramite Wi-Fi, al tab delle attività, alle notifiche in push per menzioni, like e RTs. Insomma, con questo aggiornamento delle API, TweetBot subisce un ridimensionamento non da poco che scontenterà di molto gli utenti. Addio anche all’app Apple Watch. Con la disattivazione dello streaming la timeline si aggiornerà ogni due/tre minuti, così come saranno ritardate le notifiche push. Un danno enorme per tutti quegli utenti dell’app abituati a ricevere informazioni in tempo reale.
Altre app interessate da questo aggiornamento, in senso restrittivo sono Twitterific, Tweetings e Talon. Ma tante altre stanno informando in queste ore i propri utenti dell’impossibilità di procedere alla pubblicazione di tweet programmati o semplicemente di seguire le proprie aree di interesse. Stiamo parlando di centinaia, se non migliaia, di app che sono vittima di una politica, a nostro avviso, troppo restrittiva.
Twitter agisce con questa modalità per difendere la privacy degli utenti e per proteggere l’app dalle fake news. Il problema è che questa nuova gestione delle API finisce, per davvero, per erodere in maniera significativa l’esperienza d’uso degli utenti in relazione alla piattaforma. Se il risultato è questo, e da quello che si sa è proprio questo, allora Twitter ha ben più seri problemi di cui occuparsi. Se no altro, non è questo il modo di operare se non offri ai tuoi utenti qualcosa di alternativo, tale da non alterare l’esperienza d’uso dell’app.
E siccome Twitter al momento non ha soluzioni alternative, non ha, da quello che sembra, nuove soluzioni innovative in serbo, resta l’amaro in bocca agli utenti. Il rischio è che si allontanino, un rischio che Twitter non può certo permettersi.
Del resto non è la prima volta che Twitter agisce così. Vi ricordate quando nel 2012 disattivò gli aggiornamenti automatici da LinkedIn proprio in seguito ad un aggiornamento delle API?
Segnalateci, se vi va, se avete notizia di altre applicazioni che sono prese di mira da questa nuova politica delle API di Twitter.
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