La decisione di New York di etichettare i social media come pericolo per la salute pubblica fa molto discutere. Vediamo insieme come ci si è arrivati, reazioni e impatto sui giovani. Con il parere della psicologa Barbara Collevecchio.
I social media hanno trasformato il modo in cui comunichiamo, interagiamo e ci informiamo. Ormai ricoprono un ruolo sempre più importante nella nostra vita quotidiana. Sappiamo anche che i social media, in quanto strumenti di comunicazione, rappresentano una vera rivoluzione per quel che riguarda la comunicazione digitale. Rivoluzione che, spesso, non siamo stati in gradi di gestire.
Una rivoluzione che non è priva di conseguenze. Specialmente per quanto quando i social media sono messi in relazione alla salute mentale. E veniamo al motivo di questo articolo.
Sta facendo molto discutere la decisione della città di New York che ha preso una posizione decisa. Ha dichiarato i social media un “pericolo per la salute pubblica” e una “tossina ambientale“.
Vediamo insieme allora il perché di questa scelta, le reazioni che ha suscitato e le possibili implicazioni future.
La decisione del sindaco di New York
Il sindaco di New York, Eric Adams, ha annunciato che i social media rappresentano un pericolo per la salute pubblica, equiparandoli ad altri noti pericoli come il tabacco e le armi. Questa mossa è nata dalla crescente preoccupazione per l’impatto negativo dei social sulla salute mentale, soprattutto tra i giovani.
La decisione è stata presa in risposta all’aumento dei problemi di salute mentale tra i giovani, compreso un incremento del 42% nei sentimenti di disperazione tra gli studenti delle scuole superiori dal 2011 al 2021.
Studi recenti hanno dimostrato un legame sempre più stretto tra l’uso eccessivo dei social media e vari problemi di salute mentale. Tra cui ansia, depressione e bassa autostima. Questa correlazione è particolarmente preoccupante per i giovani, che trascorrono una parte significativa del loro tempo online.
Adams ha specificatamente criticato piattaforme come TikTok, YouTube e Facebook per la loro progettazione che incentiva l’uso compulsivo e presenta caratteristiche pericolose. L’obiettivo principale di questa iniziativa è proteggere i giovani dai pericoli che i social media possono rappresentare per la loro salute mentale.
In risposta a questi timori, diverse piattaforme social media, come TikTok, Instagram e YouTube, hanno introdotto nuove funzionalità per dare ai genitori più controllo sull’attività online dei loro figli e limitare il tempo trascorso online.
Cosa dicono gli studi sui social media
Come dicevamo, studi recenti mostrano un uso significativo dei social media tra gli adolescenti e i giovani adulti.
Secondo il Pew Research Center, circa il 58% degli adolescenti usa TikTok quotidianamente, inclusi il 17% che lo usa quasi costantemente. YouTube rimane la piattaforma più popolare, con circa il 70% degli adolescenti che lo visitano quotidianamente e il 16% che lo utilizza quasi costantemente. Circa la metà degli adolescenti usa Snapchat e Instagram ogni giorno.
Un altro studio del 2023, di Gallup, evidenzia che i giovani trascorrono in media 4.8 ore al giorno sui social media, con un incremento del tempo trascorso in base all’età: dai 4.1 ore al giorno per i 13enni fino a 5.8 ore per i 17enni. Le ragazze trascorrono quasi un’ora in più sui social media rispetto ai ragazzi, con una media di 5.3 ore contro 4.4 ore.
Da una prospettiva globale, il rapporto di DataReportal riporta che gli utenti di social media tra i 16 e i 24 anni utilizzano in media 7.7 piattaforme al mese, mentre quelli tra i 25 e i 34 anni ne utilizzano 7.9. In termini di tempo speso su piattaforme specifiche, gli utenti di TikTok a livello mondiale trascorrono quasi un giorno intero al mese utilizzando l’app mobile, che equivale a circa 17 giorni svegli all’anno.
Social Media e giovani, i dati in Italia
Nel 2023, l’utilizzo dei social media in Italia ha mostrato alcuni dati interessanti. Secondo DataReportal, Facebook aveva una portata pubblicitaria equivalente al 47,4% della popolazione totale, con il 52,9% degli utenti idonei (età 13+) che lo usavano. YouTube era ancora più popolare, raggiungendo il 74,5% della popolazione totale, equivalente all’86,4% degli utenti internet.
Instagram aveva 26,20 milioni di utenti, con una portata pubblicitaria che rappresentava il 44,4% della popolazione totale e il 49,6% degli utenti idonei. TikTok aveva 17,15 milioni di utenti adulti, con una portata pubblicitaria che raggiungeva il 34,3% degli adulti e il 33,8% degli utenti internet.
Reazioni alla scelta del sindaco di New York
La decisione di New York ha suscitato un ampio dibattito.
Da una parte, vi sono esperti e psicologi che plaudono all’iniziativa, ritenendo che possa aumentare la consapevolezza sui pericoli dei social.
Dall’altra, alcuni critici sostengono che questa mossa potrebbe essere vista come un eccesso di regolamentazione e un potenziale limite alla libertà di espressione.
Sebbene i dettagli delle misure adottate non siano stati ancora completamente definiti, si prevede che includeranno raccomandazioni per un uso più consapevole e limitato dei social media, simili a quelle già viste in ambito di consumo di tabacco e alcol.
Inoltre, si prevede un maggiore coinvolgimento delle autorità nella regolamentazione delle pratiche delle società di social media, in particolare per quanto riguarda la protezione dei più giovani.
Il parere della psicologa Barbara Collevecchio
Rispetto a questo grande tema, diventa essenziale capirne di più anche attraverso il parere degli esperti, come la psicologa Barbara Collevecchio.
“Sono d’accordo che i contenuti, commenti, discordi d’odio scatenati sui social media facciano male alla salute mentale soprattutto dei giovani, lo vedo anche nella mia pratica clinica. Il problema è che l’incremento di contenuti d’odio su queste piattaforme ha come effetto l’aumento della percezione che il mondo fuori sia tutto pieno di odio. E i ragazzi, rispetto a questo, si sentono molto più vulnerabili. Ma questo accade anche agli adulti.
Quindi esiste una vulnerabilità, per via di questa amplificazione della sensazione che tu sia piccolo e vulnerabile. Accompagnata dalla sensazione che fuori ci sia un modo terribile, pronto a criticarti e a metterti al pubblico vilipendio. Questo è vero. Ma, fare solo uno statement, quindi un annuncio senza offrire gli strumenti alle persone per come difendersi e per come capire la loro psiche, secondo me, non è sufficiente. C’è una mancanza in questa proposta“.
Barbara Collevecchio: “servono strumenti adeguati”
E cosa serve fare allora? Quali strumenti servono?
“Nel caso della città di NY c’è una proposta e cerchi di regolamentare queste piattaforme attraverso la censura – continua la dottoressa Collevecchio -. Ma non dai gli strumenti psicologici alle persone per difendersi e noi sappiamo che solo attraverso l’indipendenza e l’auto-empowerment, e il fare pensiero, possiamo difenderci da certe cose. Quindi, credo sia molto più importante che di fianco a questo lavoro di regolamentazione delle piattaforme sia molto importante creare pensiero. Far sì che ci sia uno spazio mentale e un cuscinetto mentale di pensiero, diciamo tra la pancia e il cervello, che possa mediare questa sensazione di solitudine, di abbandono e di paura scatenata da alcune reazioni al mondo dei social media.
Se noi non puntiamo tutto sul filtro del pensiero di poter governare noi stessi, e quindi se lavoriamo coi giovani e con la loro capacità di fare pensiero e non solo di sollecitare la pancia, purtroppo rischiamo di guardare solo il dito e non il percorso attraverso il quale arrivare alla luna“.
Rischi e benefici per i social media e i giovani
Quali benefici
Volendo provare a definire quelli che sono i rischi e i benefici derivanti da una decisione del genere, possiamo dire che partendo dai benefici, la decisione del sindaco di New York potrebbe:
- portare a una maggiore regolamentazione dei social media, in particolare riguardo alla protezione dei giovani utenti;
- stimolare iniziative educative rivolte ai giovani e alle loro famiglie sull’uso responsabile dei social media;
- aumentare ancora di più la pressione sulle aziende tecnologiche affinché migliorino la sicurezza e la privacy sulle loro piattaforme;
- innescare un dibattito pubblico più ampio sull’impatto dei social media sulla società.
- diventare da modello per altre città nel considerare misure simili.
Quali rischi
Al contrario, i rischi derivanti da una scelta di questo tipo potrebbero generare:
- un tentativo di limitare la libertà di espressione, sollevando preoccupazioni per i diritti civili;
- avere l’effetto contrario, spingendo soprattutto i giovani a utilizzare di più i social media per ribellione o curiosità;
- dare luogo ad una regolamentazione dei social media complessa, di difficile attuazione senza che venga soffocata l’innovazione che questi strumenti portano con sé;
- avere conseguenze economiche negative per le aziende che operano nel settore dei social media;
- comportare rischi per la privacy e la sicurezza degli utenti;
- creare divisioni sociali, con opinioni fortemente polarizzate su questo tema.
È evidente che questa decisione si inserisce in un dibattito globale sull’impatto dei social media nella società di oggi. Diversi paesi stanno valutando come bilanciare i benefici offerti da queste piattaforme con la necessità di proteggere la salute mentale dei cittadini. Un dibattito che, forse, andrà ancora avanti per molto.
In conclusione, la decisione di New York potrebbe rappresentare un punto di svolta nella percezione dei social media come potenziali pericoli per la salute pubblica. Una percezione che finora non era mai stata resa così chiara da parte delle istituzioni.
Entra nel vivo il dibattito sui social media in relazione alla salute
Indipendentemente dalle misure specifiche che saranno adottate, questo annuncio ha già avuto l’effetto di aumentare la consapevolezza sull’argomento e potrebbe spingere altre città e nazioni a considerare azioni simili. La strada da percorrere è ancora lunga e complessa. La mossa di New York apre un importante dibattito sulla responsabilità sociale delle aziende di tecnologia e sul ruolo dei social media nella società moderna.
In conclusione, mentre il mondo si adatta alla realtà sempre più pervasiva del digitale, l’equilibrio tra innovazione e salute pubblica rimane un tema cruciale che richiede un’attenzione costante e considerata.
E, come ci ricordava la dottoressa Barbara Collevecchio, oltre agli annunci serve fare un passo successivo e cominciare a fornire gli strumenti adeguati.