Una ricerca di Deloitte esplora il crescente fenomeno dell’Intelligenza Artificiale in Italia. I dati raccolti ci offrono uno sguardo su come utenti e aziende vedono questa tecnologia rivoluzionaria.
Il tema dell’intelligenza artificiale si sta estendendo sempre di più in qualsiasi ambito. Sia personale che professionale. E parliamo soprattutto di IA generativa, dopo il boom di ChatGPT, esattamente un anno fa.
Ed è proprio a distanza di un anno dalla IA di OpenAI che vale la pena dare un’occhiata alla ricerca di Deloitte sull’Intelligenza Artificiale in Italia. Ricerca che getta luce su un panorama in costante mutamento anche nel nostro paese. La gestione e l’implementazione dell’AI stanno diventando sempre più cruciali per le imprese e la società.
Panorama sulla IA in Italia nel 2023
Ma cosa ne pensano gli italiani?
Le opinioni si dividono tra curiosità e timore. Gli italiani sperano che l’IA trovi applicazione soprattutto in campo medico (38%) e nella semplificazione burocratica (31%). C’è anche chi non esclude di “fare amicizia” con un’intelligenza artificiale (41%), mentre molti lo troverebbero “inquietante” (28%).
Secondo il report, ben il 59% delle imprese italiane ha già sperimentato con l’IA. Il 40% prevede di aumentare gli investimenti nei prossimi tre anni. Questa crescita è spinta dall’esigenza di ottimizzare i processi, analizzare dati e gestire i rischi.
Il 35% delle aziende è pronto per l’implementazione dell’AI, mentre il 53% guarda al medio termine. Si punta alla riduzione dei costi di questa tecnologia, che attualmente rappresenta un ostacolo per la maggior parte delle imprese italiane (66%).
L’IA e le aziende italiane
Tra le soluzioni più comuni vi sono quelle per l’automazione, l’ottimizzazione e la gestione di processi (38%), l’analisi dei dati (16%), l’analisi e la gestione dei rischi (15%). Meno frequenti l’uso di chatbot (13%), l’impiego per la formazione dei dipendenti (8%) e le applicazioni per la produzione di testo e/o immagini, usate solo dal 3% delle aziende nonostante il grande clamore mediatico di cui sono state protagoniste negli ultimi mesi.
Solo nel 41% dei casi le aziende non hanno mai fatto alcun utilizzo di applicazioni IA.
Il fenomeno della Intelligenza Artificiale va guidato e gestito nel migliore dei modi, affinché si creino le opportunità e si riducano i rischi. E per fare questo c’è bisogno di competenze.
La ricerca evidenzia quelle che sono le barriere che ostacolano l’implementazione aziendale di tecnologie AI. E sono: la mancanza di conoscenze e competenze tecniche (40%); l’incompatibilità tecnologica con i sistemi attuali (37%); la carenza di adeguate risorse finanziarie (31%), che nel caso delle aziende del Sud arriva al 47%.
Aziende e IA, non senza difficoltà
Altri ostacoli che vengono segnalati dalle aziende sono la difficoltà nella raccolta e gestione dei dati (27%); il grado di maturità del mercato/settore di riferimento (17%).
E poi, il 71% delle aziende ritiene che l’orizzonte temporale per la diffusione dell’IA sia di lungo periodo. Il 66% fa notare come nel breve periodo la maggior parte delle tecnologie e innovazioni IA abbia un costo proibitivo. Come si ricordava all’inizio.
7 aziende su 10 concordano sul fatto che la collaborazione fra pubblico e privato sarà imprescindibile per delineare un quadro normativo equo ed efficace sull’AI.
Il 68% conviene che per garantire uno sviluppo etico e responsabile sarà fondamentale regolamentare la tecnologia AI fin dalle prime fasi della progettazione.
Come poter garantire uno sviluppo etico dell’AI? Il 59% sottolinea l’importanza delle competenze delle persone all’interno delle imprese. Un 33% indica come prioritaria la formazione di ricercatori e sviluppatori di algoritmi AI su problematiche etiche. Il 31%, invece, pone l’accento sull’importanza di una maggiore trasparenza sui meccanismi di funzionamento dell’AI.
AI e Sostenibilità Ambientale
Le aziende vedono nell’IA un potenziale enorme per la sostenibilità ambientale. In particolare, per l’efficienza energetica (70%); la riduzione dell’inquinamento (57%) e l’economia circolare. L’impiego dell’AI, invece, secondo il 20% potrebbe servire allo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili. L’8% ne sottolinea il potenziale nella protezione della biodiversità.
Cosa pensano gli italiani della IA
Circa un quarto dei cittadini italiani ha già sperimentato applicazioni per la generazione di testi come ChatGPT e Bard. La traduzione simultanea, gli assistenti vocali e le previsioni del traffico in tempo reale emergono come le applicazioni di AI più utilizzate nella vita quotidiana.
Molto utili anche le previsioni del traffico in tempo reale, che sono adottate dal 37% e continueranno a essere usate da un cittadino su tre.
Come dicevamo, il 25% ha provato applicazioni per la generazione di testo, come ChatGPT e Bard, e il 15% continuerà a usarle. Tra le applicazioni ancora di “nicchia” la guida autonoma di veicoli (il 13% l’ha provata, il 4% continuerà), la creazione di contenuti artistici e multimediali (l’11% ha provato, il 5% continuerà) e quelle per i servizi finanziari (provati dal 10%, continueranno a essere usati dal 5%).
Sorprendentemente, il 41% degli intervistati è aperto all’idea di fare amicizia con un’intelligenza artificiale (il 22% “possibilista se avesse connotati umani”; il 19% risponde di sì con entusiasmo); mentre il 28% lo trova “impossibile” e “inquietante”.
Gli altri settori che gli italiani ritengono prioritari per lo sviluppo della IA siano in ambito medico (38%). E tra chi scommette sull’IA per il settore salute, il 57% immagina di utilizzarla per monitoraggio dello stato di salute e rilevamento di segnali di attenzione; il 52% pensa che sarà utile alla ricerca farmaceutica-sanitaria; il 47% ipotizza un miglior accesso a servizi di prevenzione o assistenza sanitaria personalizzata; mentre il 41% spera in un supporto alla diagnosi attraverso l’analisi di dati.
Significativa anche l’indicazione sul settore dei servizi pubblici e l’interazione con la PA (31%), che grazie all’AI potrebbe essere migliorata tramite l’automazione e semplificazione burocratica. Segue l’indicazione di un possibile utilizzo applicato a “telecomunicazioni, media e intrattenimento” (30%).
“Quanto conosci l’IA?”
Ma gli italiani quanto ne sanno di IA? Allora, dalla ricerca emerge che gli italiani si suddividono in quattro categorie: i “grandi conoscitori” (17%) sono coloro che affermano di conoscere bene le applicazioni e i prodotti AI, nonché la tecnologia sottostante; il 19% si definirebbe come “grande utilizzatore”, cioè utilizza frequentemente prodotti e servizi AI nella vita quotidiana ed è interessato all’utilizzo di futuri sviluppi nel settore; i “non utilizzatori” sono il 22% e dichiarano uno scarso uso e interesse verso l’AI; il 42%, invece, esprime timore o preoccupazione per i futuri rischi che questa tecnologia pone.