C’è una parola forte e impegnativa che non crea distinzioni tra il Reale e il Virtuale: la Responsabilità. E’ un concetto talmente vasto da non esaurirne mai il significato, con la consapevolezza, tuttavia, che non è possibile nessun’altra declinazione se prima di tutto non viene a mancare la Responsabilità Verso Se Stessi. Fino a parlare della Responsabilità nel Marketing Emozionale.
Scrivere e riflettere su un tema tanto vasto come quello della Responsabilità può risultare parecchio difficile.
Perché la Responsabilità permea qualsiasi nostro comportamento e, dunque, qualsiasi nostra comunicazione.
Nel Reale e nel Virtuale non si riesce tanto a distinguerne i confini, poiché quello che siamo – rispetto al concetto di Responsabilità – è talmente potente da non accettare classificazioni.
Se non siamo persone responsabili nella nostra vita, non potremo mai riuscire a riflettere sul Web e sui Social Media un’immagine affidabile di noi. A essere credibili.
Per incominciare ad avere le idee più chiare, proviamo insieme a stabilire quali sono i campi in cui la Responsabilità è più significativa.
Partiamo da quello fondamentale, senza il quale ogni altro ambito della Responsabilità verrebbe a cadere. Semplicemente, non ha avrebbe senso nemmeno parlarne.
Si tratta della Responsabilità verso se stessi.
Egoistica? Certo che no.
Individualista? E’ solo il punto di partenza.
Avara? Sarebbe come dire che la felicità personale è sterile.
In realtà, stiamo parlando proprio della condizione più difficile che l’essere umano può realizzare nella sua vita.
E anche il più indispensabile.
E’ il tempo che Tu hai perduto per la tua rosa che ha reso la tua rosa così importante – diceva il Piccolo Principe.
Questo tempo è Impegno, è Fatica, è Scelta di Donare.
Il Piccolo Principe certo non se ne lamentava: aveva scelto lui di farlo. Di essere artefice della sua vita a tal punto da Amare, e quindi da sacrificare il suo Tempo per la cosa amata.
Non c’è relazione tra la rosa – in se stessa – e il peso che il Piccolo Principe sente sulle sue spalle e che lo riporterà da lei.
E’ solo lui che ha scelto, mettendosi in discussione.
Ecco. Essere Responsabili di sé significa decidere per la propria vita.
E decidere spaventa.
Avere la libertà di scelta spaventa.
Anche, e soprattutto, perché sappiamo benissimo che quelle scelte le dobbiamo portare avanti.
Coerentemente.
E questo non può che riflettersi in tempo reale sull’immagine che diamo di noi in Rete e sui Social Network.
Non c’è confine tra Vita Reale e Vita Digitale.
La cura del nostro caro Personal Branding parte proprio da qui: sei affidabile, attendibile, coerente?
E’ qui che lo devi dimostrare.
Scegliere di essere responsabili nei confronti di se stessi, certo, vuol dire anche prendersi cura di sé, non delegare queste cure agli altri.
Quindi, è indispensabile una precedente presa di coscienza di cosa sappiamo fare e di cosa vogliamo fare di noi.
Per non trovarsi poi senza remi in mezzo al mare e farsi trascinare dagli eventi
Senza dover all’improvviso trovare delle scuse – anche ottime – per non essere se stessi.
Commetteremo errori, andremo incontro a fallimenti, ci rialzeremo con le ginocchia sbucciate.
E saremo, probabilmente proprio allora, più fieri di noi
Essere Responsabili di se stessi ha anche significati meno poetici.
Significa accettare quali sono i propri punti deboli, le proprie fragilità: malattie, insicurezze, complessi di inferiorità, timori, paure.
Ognuno di questi (e altri) limiti va in qualche modo salvaguardato.
Perché è tutto e solo nelle nostre mani. La Responsabilità che abbiamo nei nostri confronti è di chiedere aiuto, di farci curare, di imparare dagli altri percorsi di vita più adatti.
Siamo solo Noi a decidere di noi. Noi a distinguere qual è la strada migliore da attraversare per la realizzazione delle nostre potenzialità.
E quando vinciamo?
Cioè, quando riusciamo a realizzare in pieno le nostre potenzialità e gli obiettivi che ci eravamo proposti?
Vinciamo per diventare più forti, più capaci, più profondi, più colti, più abili.
Eppure, non vinciamo per noi.
Vinciamo per insegnare agli altri come abbiamo fatto a vincere.
E’ proprio questa l’ottica della Responsabilità verso se stessi.
La sfida più bella che la vita ci possa donare.
Nella Vita Digitale come nella Vita personale.
A seguire, viene piuttosto logico pensare alla Responsabilità nelle Relazioni col Prossimo.
E qui si può spaziare dall’occuparsi di Volontariato, per un senso sociale e umano consapevole, fino al coltivare ogni giorno le proprie amicizie, come piantine che crescono solo grazie al nostro amore.
In Rete, prima di tutto, dove mancando il contatto fisico si fanno più importanti le emozioni di empatia e riconoscimento del nostro prossimo.
Si tratta, in ogni caso, di decidere per l’Impegno, per la Fatica e per la Scelta di Donare.
Direi che la domanda principale da porsi – senza la tanta retorica di cui è pieno il mondo – sia semplicemente: siamo e saremo capaci di donare il nostro tempo agli altri senza sentire che è tempo perduto?
Magari, sì ben venga, sporcandoci le mani.
Magari, sì anche, mettendo a rischio la propria reputazione. Quella che con fatica abbiamo costruito sul Web.
Perché in fin dei conti quella reputazione non vale nulla se non la mettiamo alla prova.
Ah. Dimenticavo: prendesi cura degli altri perde di valore se ne parliamo troppo in giro.
E’ – e deve rimanere – una Responsabilità del tutto privata.
E la Responsabilità Sociale?
In psicologia, esistono studi conclamati che hanno dimostrato come l’appartenenza a un Gruppo – la Società in genere, in questo caso – condizioni potentemente il nostro senso di Responsabilità Individuale.
Esiste, infatti, una dinamica precisa, che si chiama “Diffusione di Responsabilità” e già solo questa concezione basterebbe a capire perché decidiamo di essere un “Io” o un “Noi”.
In parole semplici, quando la nostra identità si mischia e si tende a disperdere in un’identità più ampia – quella del Gruppo, appunto – non è più possibile essere “beccati” con le proprie mani nel vaso della marmellata.
Nel Gruppo non è quasi impossibile riconoscere chi – come individuo – ha avuto un comportamento irresponsabile.
Perfino incivile o pericoloso.
Il Gruppo nasconde perfettamente i gesti irresponsabili dei singoli.
E per questo tutta la Psicologia Sociale ruota intorno all’importanza di appartenere a un Gruppo.
Le implicazioni e i significati della parola Responsabilità non si esauriscono, tuttavia, certo qua.
Esiste una Responsabilità alla Formazione e all’Insegnamento;
esiste una Responsabilità nell’Educazione;
esiste – anche se certamente non è il mio campo – una Responsabilità Culturale e Storica.
E poi, esiste una grandissima Responsabilità che riguarda il settore dell’Informazione, della Diffusione delle Notizie.
Quest’ultima, certo, è indissolubilmente legata Web, al problema dell’affidabilità delle fonti, all’uso consono dei Social Media.
Alla Responsabilità che chiunque lavori sul Web ha di essere trasparente, onesto, autentico.
Anche, e soprattutto, nei momenti in cui la Cronaca si fa tesa e critica.
E più seguito abbiamo più alta è la nostra Responsabilità: i famosi Influencer hanno un “obbligo” più forte di essere comunicatori efficaci, di risvegliare la coscienza sociale senza allarmare inutilmente la marea di follower che li seguono.
Usare i Social Network – nella concezione di Responsabilità all’Informazione – non è certo un giochino.
Chiunque naviga in Rete da un po’ ricorda episcfail ed strafalcioni su emergenze nazionali che hanno decisamente fatto del male al mondo delle Notizie, ai soggetti singoli di tali eventi di cronaca così come alla comune coscienza sociale.
Ultima, ma non certo ultim per importanza, esiste una sempre più forte Responsabilità del Marketing.
L’integrazione con gli studi delle Neuroscienze hanno messo in luce quanto sia necessario e potente, nel processo di vendita, assumersi la Responsabilità dell’andamento di un business.
Intendo un business sempre più corredato e corroborato da aspetti umani ed esperienze emozionali.
Un approccio, quindi, alla vendita che sia prima di tutto essenzialmente responsabile.
Facile a dirsi?
No, difficile forse uscire dagli schemi del “vecchio marketing” non umanizzato.
Il Cliente oggi cerca prima di tutto una cosa essenziale: essere ascoltato, poter esprimere ogni dubbio, ogni personale preoccupazione.
E se noi sapremo mettere in secondo piano la fretta di vendere, regalando Tempo e Accoglienza al cliente, potremo fargli vivere quell’esperienza unica che riflette tutti i suoi desideri, e che è prima di tutto un’esperienza emozionale.
Avremo certo nelle nostre mani la Responsabilità della trattativa: venderemo perché avremo fatto emozionare, venderemo perché abbiamo messo la Persona umana prima di ogni altra cosa, venderemo perché ci siamo assunti perfino la Responsabilità delle Emozioni dei nostri Clienti.