DIOR sfila in streaming davanti al Duomo di Lecce tra luminarie e balli tradizionali, e fa venti milioni di spettatori online.
DIOR sfila in streaming davanti al Duomo di Lecce tra luminarie e balli tradizionali, e fa venti milioni di spettatori online.
Non è ancora chiaro se le strategie imposte dal dopo Covid, che hanno praticamente costretto la Moda al virtuale piuttosto che alle canoniche passerelle, possano funzionare davvero.
Ancora non è certo che il web possa andar bene per tutto, e penso alle Fiere di Settore per esempio, ma di sicuro per le sfilate si.
In fondo sono sempre state il vero Spettacolo e sono sempre state anche il primo e vero mezzo di comunicazione della Moda, quindi a porte aperte certo che funziona. E hai visto mai che diventi persino una forma di democratizzazione, e si smette per sempre quell’antipatico teatrino del: “io c’ho l’invito e tu no”; “io sono in prima fila tu standing”.
La Maison DIOR sceglie Lecce per presentare la sua Collezione CRUISE 2021 e lo fa usando il meglio del territorio.
Dalle luminarie ai ricami a tombolo, eppure, c’è stato chi ha avuto da ridire.
Tipo qualche residente del posto, che ha contestato che le luminarie nascondessero l’arte barocca della Piazza – cosa c’entra in tutto questo nessuno lo ha capito – che forse era meglio non fare la Pizzica, e qui siamo alle solite, cioè a quel non andar fieri delle proprie tradizioni, che invece appartengono alla cultura e all’identità del Paese.
Eh niente, gli italiani siamo gente così, bisogna avere pazienza. Non siamo grati nemmeno quando li riceviamo regali.
Perché venti milioni di spettatori, hanno visto non solo la sfilata, ma soprattutto Lecce, la Puglia, l’Italia.
E questi numeri toccherebbe farli conoscere anche al Governatore Emiliano che si è presentato alla serata piuttosto accaldato e con una maglietta sudaticcia. Evidentemente scegliere una giacca con una camicia gli ha fatto fatica.
Gli italiani, siamo proprio così. Un popolo ruspante e pure un po’ invidioso.
Perché ho letto anche becere polemiche di pseudo giornaliste (che si sentono famose, beate loro) che hanno fatto commenti negativi alla sfilata, tanto per darsi il tono di chi se ne intende.
E mi fanno anche tanta tenerezza, scrivono su testate che hanno talmente così pochi lettori che si contano sulle dita di un mano, ma insultano Chiara Ferragni che da DIOR invece è stata pagata per le visualizzazioni che fa. Ignorando, poverine, che il problema, anzi il punto, sta proprio qui.
Sta nel virale.
E’ nel futuro. Anzi no, nell’oggi.
Le sfilate diventano virali e conquistano tutti.
Anche chi non ci è mai stato, anche chi non potrà mai permettersi la Giacca Bar perché costa quanto due stipendi di un impiegato medio.
Ma le sfilate virali ci faranno (almeno) sognare, vuoi mettere?
Bellissimo articolo