Ecco la storia di Zeno Tomiolo che ci racconta il suo mentore, il suo esempio positivo per l’iniziativa “Cambia la vita di un bambino” lanciata da Mentoring Usa Italia Onlus allo scopo di contrastare l’abbandono scolastico, il bullismo o anche la droga. L’incontro con una persona positiva nella propria vita può diventare momento di crescita e di ricchezza personale
Quando sono stato contattato da Mentoring Usa Italia Onlus per scrivere un post sulla figura dei Mentori non ho avuto dubbi. E’ un concetto che ho sempre adorato perché una delle cose fondamentali che ho imparato è trarre giovamento da qualsiasi persona s’incontri, cogliendone ovviamente gli aspetti positivi, e che non c’è niente di più bello che dare. La lista è lunghissima: da alcuni prof del liceo (Garroni, Giorgioni, Marchesi) a chi mi ha preso in IBM come stagiaire, sono state molte le figure che mi hanno dato qualcosa, eppure l’annata chiave è il 2005. La mia esperienza in IBM era finita e mi aveva fatto esattamente capire quello che non volevo fare. Successivamente un mese in Irlanda e via alla ricerca di nuove avventure, soprattutto in un campo che all’epoca aveva delle potenzialità, quello dei Social Media.
In quel periodo le mie fisse gravitavano intorno ai blog e all’editoria, di nuovi modelli di business basati sulla partecipazione. Idee assolutamente velleitarie ma con un po’ di spirito le raccolsi in una bozza di progetto che sottoposi ad alcune persone del giro. Furono solo due le persone che mi risposero in modo adeguato a quello sforzo: a queste devo tutto.
La prima è Vittorio Zambardino, all’epoca figura di riferimento del Gruppo L’Espresso sulle tematiche del digitale, che con molta disponibilità mi scrisse una lunga mail di risposta: si confrontò su alcune idee e – ben più importante per chi aveva perso da tempo il proprio mentore di riferimento – mi esortava a continuare.
Da lui ho avuto prova che anche se sei in qualche modo arrivato (aka un supermegadirettorecondelegaalpoteredigitale) e pieno di impegni è una cosa bellissima dare una risposta a un giovane, soprattutto in Italia dove per molto meno si ha la tendenza a menarsela o a non degnare nemmeno di due righe chi ti scrive.
La cosa bella è che l’ho incontrato poche volte in vita mia ma è come lo conoscessi da una vita. Se prima di quella famosa mail Zambardino era un nome da stimare, in qualche modo è diventato qualcosa di più. E se oggi sono un professionista e soprattutto una persona – credo – stimata un po’ lo devo anche a lui quando incrociandolo a Riva del Garda, mi ricordò proprio quel progetto e mi stimolò in 5 minuti a capire – forse involontariamente o forse con la delicatezza che gli è propria, quando vuole : ) – quali fossero le cose importanti della vita (ovviamente è top secret, ogni mentore ti fa scoprire le sue e quelle che ognuno ha già in nuce).
L’altra figura importantissima è stata il mio primo capo vero, Paolo Guadagni, all’epoca in Digital PR, che alla mia mail nella sua risposta scrisse questa espressione che non conoscevo: Internet-savvy. Ancor oggi non so a cosa si riferisse ma mi sembrava fico.
Due anni sotto la sua guida sono stati importantissimi e penso che mi abbiano rivelato moltissimi segreti su come gestire un cliente e fare un lavoro. Le massime che più ricordo erano due:
1. “Under promising, over delivering. Over promising, under delivering“. Insegnamento che dico spesso in moltissime situazioni, non solo lavorative. A volte rielaborato anche in “over promising, mo’ over delivering” ma va preso assolutamente con le pinze. A uno tremendamente ritardatario come me era una frase che faceva effetto.
Mi ha anche insegnato che non si può arrivare in ritardo con la pioggia ma su quello credo di averlo tremendamente deluso : )
2. “L’ottimo è il nemico del bene” (ci sono molte varianti in materia ma il succo è lo stesso).
Quali lezioni dall’incontro con queste due persone?
Prima di scrivere questo post, pensavo che in qualche modo si venisse scelti dai propri mentori. Invece, non è proprio così: si possono anche scegliere i propri modelli di riferimento e, con un po’ di fortuna, esserne coinvolti.
La lezione che ho imparato conoscendo entrambi è che i mentori possono essere chiunque: possono partire da una firma sul giornale o un annuncio in una bacheca della Cattolica. Basta essere aperti, disponibili e recettivi, e il resto verrà da sé. Buona ricerca!