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Twitter e le nuove tecnologie aumenterebbero l’ansia

“Twitter è nocivo per la salute: aumenta l’ansia e riduce la fiducia in se stessi”. E’ quanto dice l’ultima ricerca made in UK, realizzata dalla Sanford University, in collaborazione con l’Ente di beneficenza Anxiety UKIl 53% degli intervistati dichiara che i Social Network hanno peggiorato la propria vita quotidiana

Ansia e Social MediaE’ inglese l’ultima ricerca sugli effetti che Twitter ha sulla nostra salute. E i dati che emergono non sono confortanti, come si legge sempre più spesso. Twittare è dannoso perché aumenta l’ansia e riduce la fiducia in se stessi. La ricerca è riportata da The Telegraph: la Sanford University, in collaborazione con l’Ente di beneficenza Anxiety UK, ha condotto un sondaggio intervistando 298 persone. E il 53% di queste dichiara che i Social Network hanno peggiorato la propria vita quotidianaLa lamentela più frequente è l’aumento dello stress: due terzi degli intervistati dichiara di avere grosse difficoltà a rilassarsi da quando frequenta regolarmente il mondo sociale 2.0. Irrequietezza, insonnia, distrazione e difficoltà di concentrazione.

Addirittura più di un terzo delle persone si sente in grande difficoltà ad affrontare le relazioni della vita reale dopo aver trascorso del tempo sui Social Media. Il 60% degli intervistati si sente “preoccupato e sfiduciato”. Quella che nasce come una distrazione durante i momenti di pausa si trasforma in un’arma a doppio taglio. Una fonte di preoccupazione e di ansia.

Ma che cos’è che rende i Social Network così pericolosi? 

Prendiamo Facebook, il Social Network più famoso del globo. Quando riceviamo una richiesta di amicizia, non sempre – anzi quasi mai – chi ce la manda è una persona conosciuta davvero. Magari sappiamo chi è, tutto qui. Eppure, anche se non ci interessa, spesso non abbiamo la sicurezza necessaria per ignorare questa richiesta. Il più delle volte prevale il desiderio di apparire “sociali”, di essere comunque piacevoli, addirittura di aumentare il numero degli amici.

Anche eliminare i contatti con le persone che non vogliamo più genera ansia, un vago senso di colpa, il timore di essere giudicati male. E quasi tutti proviamo il desiderio – che poi diventa bisogno – di tenere aggiornato il nostro status in maniera originale e creativa, per stupire e rimanere al centro dell’attenzione della Community.

Twitter, d’altro canto, richiede una costante attenzione ai dettagli. Scrivere efficacemente in soli 140 caratteri, destando comunque e sempre l’interesse della popolazione 2.0, è impegnativo. Lo è ancora di più perché Twitter richiede una velocità di interconnessione notevole. Un po’ come a dire che per essere brillanti dobbiamo essere anche sempre pronti alla battuta.

L’esposizione ai likes e ai retweet, a lungo andare, sembra rendere più fragile la sicurezza in se stessi. Perché ci si sente costantemente soggetti al giudizio sociale. A un’opinione che non è più solo quella degli amici che ci conoscono, ma di un pubblico che è diventato vastissimo, senza confini, molto spesso ignoto. E proprio per questo più influente.

Il suo potere su di noi diventa enorme perché non è definito, e quindi è difficilmente gestibile. Tutto quello che non conosciamo e che non possiamo controllare spaventa. E più si allargano i confini, più aumenta lo spavento.

Desideriamo essere al centro dell’attenzione ma al tempo stesso il potere della società a cui siamo esposti ci genera ansia. E’ dimostrato che la pressione che la tecnologia esercita sulla nostra vita oggi può essere molto critica.

Chi è per natura più ansioso si sente sopraffatto e diventa inevitabilmente più insicuro. Quello che è interessante costatare, però, è quanto alta sia la percentuale delle persone che non riesce semplicemente ad ignorare il proprio smartphone, il BlackBerry o il computer quando non è necessario usarlo.

Ciò che si tende a fare è spegnere tutto, andare direttamente off line, puntando il dito contro la tecnologia e contro i Social Network.

E’ allora che la tecnologia prende “vita propria”, e assume un’identità non più controllabile. E’ da qui che nasce l’ansia. La preoccupazione di quello che può accaderci, la necessità spesso compulsiva di trascorrere tante ore in rete. I Social Network diventano i nuovi mostri, quando non siamo capaci di utilizzarli con equilibrio e consapevolezza.

L’ansia aumenta perché le persone attribuiscono alla rete e ai Social Network un bisogno tipico dell’essere umano, quello di apparire. Esserci ed essere riconosciuti, sentirsi presenti il più possibile anche su Facebook e su Twitter per sentire di valere di più.

Un bisogno innato – quello di apparire – che non è per forza da demonizzare, o da negare. Purché, come tutti i bisogni, si riesca a riconoscerlo, a trovarne delle risposte adatte. In equilibrio con il resto delle necessità nostre e altrui.

E con la maggior consapevolezza possibile.

Perché è sempre la conoscenza del nostro mondo interiore, e di ciò che lo muove, che ci regala la salute. Fisica e mentale.

Secondo voi è vero che i Social Media aumentano l’ansia e riducono la fiducia in se stessi? Raccontateci la vostra esperienza: Twitter e Facebook vi rendono più ansiosi o migliorano le vostre giornate? 

Franz Russo
Franz Russo
Franz Russo, fondatore, nel 2008, del blog InTime, ho collaborato con grandi aziende nazionali e internazionali, come consulente per strategie di comunicazione e come divulgatore. Da sempre impegnato nella comunicazione digitale, cerco di unire sempre una profonda passione per l’innovazione tecnologica a una visione olistica dell’evoluzione dei social media e degli strumenti digitali. Il mio percorso professionale in questo campo, iniziato nel 2007, è stato caratterizzato da un costante impegno nel raccontare e interpretare i cambiamenti nel panorama digitale. Il mio approccio si basa su un mix di analisi strategica, creatività e un profondo impegno per il racconto e la divulgazione.
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5 Commenti

  1. Ciao Francesca e grazie per questo post. Mi soffermerei principalmente su questa frase: “In equilibrio con il resto delle necessità nostre e altrui”. Ecco… questo, amio parere è il vero focus su cui ragionare: quando la “social-presenza” diventa patologica? Quando l’equilibrio col mondo reale si rompe inesorabilmente, l’equilibrio e la giusta integrazione viene a meno e percepiamo come necessario e vitale solo ed esclusivamente la relazione on-line. Tu scrivi, correttamente sottolineando “necessità nostre e altrui”. E’ proprio vero: l’altra sera ho discusso con mio marito su questo punto. Lui non è quello che potremmo definire un social-addicted, mentre io…bè dai mi difendo discretamente! ;-) Arrivati in un bar per me è stato istintivo tirar fuori lo Smartphone per fare il mio Check-in… Per lui una pazzia che ha tolto del tempo alla nostra serata… ecco… equilibrio nostro e altrui…
    Sono sicura che Davide, si abituerà a questi miei momenti “social” nel “real” perchè fanno parte della mia vita; così come io da quel momento ho cercato di essere più attenta a chi attorno a me non vive ANCHE all’interno di questo mondo.
    Esagerare porta all’eccesso e sicuramente a quei sentimenti di ansia e frustazione di cui parlavi… ma questo non credo sia un modo sano e corretto di vivere i Social. Conosco molta gente che hanno un approccio positivo e quotidianamente li utilizza (:-) ) per lavoro, piacere, aggiornamenti, creare nuove relazioni creando un perfetto equilibrio… “con le necessità nostre e altrui”.
    A presto! :-)

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