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Twitter e i lurkers: il 44% degli utenti non scrive nemmeno un tweet

Il report che Twopchart ha realizzato evidenzia che il vero problema di Twitter, forse, non è il numero degli utenti, quanto gli utenti che twittano. In pratica il 44% degli utenti non mai scritto neanche un tweet, ossia 140 caratteri. Ma forse questo è un chiaro esempio della regola dell’1%, anche conosciuta come “principio 90-9-1”.

Dagli ultimi dati finanziari, il Q4 2013, il primo dopo lo sbarco in borsa, sembrava evidente che il problema, o uno dei problemi, di Twitter fosse proprio il numero degli utenti, ma forse questo non è tanto in relazione con l’argomento. Resta il fatto però che Twopcharts, un sito che siamo sicuri buona parte di voi già conosce e che traccia i dati di Twitter fornendo classifiche e altre informazioni, ha rilevato, infatti, che il 44% degli account esistenti di Twitter in realtà non ha mai scritto un tweet.

Eppure Twitter, nei documenti che ha presentato per lo sbarco in borsa, il famoso S-1, ha affermato di avere 241 milioni di utenti attivi e per utenti attivi si intende quelli che, in un mese, almeno entrano una volta sulla piattaforma, anche senza twittare. Eppure per Twitter è importante che l’utente sia attivo nel senso che usi la piattaforma attraverso tweet, retweet e preferiti, tra l’altro reso ancora più semplice e visibile nel corso di questo ultimo anno, proprio perché questo genera introiti pubblicitari.

twitter controllo mention

Ma è anche importante che gli utenti usino i “140 caratteri” per poi continuare a farlo, ecco perché Twitter lo ha reso ancora più semplice. Secondo quanto rilevato da Twopcharts, il 30% ha inviato da 1 a 10 tweets e solo il 13% ha scritto 100 tweets.

Insomma, pare improbabile che Twitter non sappia di questi dati anche perché si spiegano anche da questi le tante funzionalità introdotte negli ultimi mesi tese soprattutto ad elevare l’engagement sulla piattaforma.

Twitter sa dell’elevato tasso di abbandono degli utenti e allora cerca di fare in modo che essi possano essere trattenuti magari da un nuovo layout grafico, molto simile a quello di Facebook. Possiamo spiegarla così? Anche se non fosse proprio così, di certo questo è uno degli elementi.

Da non dimenticare anche la vicenda dei cosiddetti “account fake“, ossia di utenti “falsi”, e pare che su Twitter uno studio di Jason Ding, novembre 2013, un ricercatore presso Barracuda Labs, ha rilevato che almeno il 10%, o forse di più, degli account sono falsi. Comunque, anche questo è da considerare ed è uno degli aspetti che tocca anche Facebook.

Ma alcuni esperti del settore, comunicatori esperti, hanno rilevato che forse questo è spiegabile come chiaro esempio della regola dell’1%, nota anche come principio 90-9-1, che dice che in una comunità online la presenza dei semplici fruitori, definiti “lurkers“, è molto più alta di quelli che partecipano attivamente alla vita della comunità stessa, in una proporzione di 90% lurkers, 9% contributori e 1% di creatori.

E pare che la regola sia calzante su Twitter che, come detto, ha un problema di utenza e deve risolverlo in fretta prima che altri possano superarlo. Ecco il perché allora di questa rincorsa a sembrare più simile a Facebook, come se quello fosse il modello di engagement da imitare. Certo funziona, ma Twitter, per sua natura, non sarà mai come Facebook e non dovrà mai esserlo, altrimenti perderebbe le sue caratteristiche che lo rendono peculiare.

Intanto nei prossimi giorni conosceremo i dati del primo trimestre finanziario del 2014, il Q1, e da lì si potranno capire molte cose. E proprio ieri il titolo in borsa (TWTR) ha avuto una forte crescita facendo registrare +11,38% che ha fatto crescere il valore dell’azienda a 26,83 miliardi di dollari. Non male dopo un periodo assolutamente in discesa.

Allora, voi che ne pensate? E diteci voi cosa siete, se lurker, contributori o creatori, su Twitter?

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Franz Russo Blogger, Digital Strategist
Franz Russo, fondatore, nel 2008, del blog InTime, ho collaborato con grandi aziende nazionali e internazionali, come consulente per strategie di comunicazione e come divulgatore. Da sempre impegnato nella comunicazione digitale, cerco di unire sempre una profonda passione per l’innovazione tecnologica a una visione olistica dell’evoluzione dei social media e degli strumenti digitali. Il mio percorso professionale in questo campo, iniziato nel 2007, è stato caratterizzato da un costante impegno nel raccontare e interpretare i cambiamenti nel panorama digitale. Il mio approccio si basa su un mix di analisi strategica, creatività e un profondo impegno per il racconto e la divulgazione.
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5 Commenti

  1. Io penso che non sia la scelta giusta quella di facebookizzarsi. Non dimentichiamoci che Twitter deve puntare come mission sul contentuo testuale…

  2. Io penso che la natura di Twitter, microblog abbastanza “istituzionale”, lo renda un pò ostico alla massa. Non credo che tutti abbiano veramente colto l’essenza di Twitter e le differenze rispetto a Fcb. Quindi magari si iscrivono per vedere com’è ma poi non lo utilizzano perché ritengono sufficiente postare i propri pensieri su Fcb, dove si sa più o meno chi ti legge. Mentre Twitter funziona un pò più come broadcasting. Inoltre, anche l’utilizzo degli hashtag e delle menzioni non è così immediato, bisogna “studiarlo” un pochino, quindi il tasso di abbandono dei più è elevato. Nonostante tutto credo sia ancora un pò di nicchia, almeno in Italia. (sempre tenendo come termine di paragone facebook).

  3. Condivido la tua impostazione nel definire Twitter ancora di nicchia, almeno nel nostro paese. Le ultime rilevazioni dell’Osservatorio Social Media dell’amico Vincenzo Cosenza ci dicono che Twitter in Italia conta, più o meno, 3,4 milioni di utenti, contro i 26 di Facebook. Una proporzione a dire il vero che si rispecchia un po’ ovunque. Certo Twitter non è Facebook e per sua natura, come tu già fai notare, non sarà mai come FB. Però suscita curiosità la relazione tra i recenti cambiamenti e i risultati di questo report. Quello che tutti abbiamo pensato, ossia il voler sembrare quanto più simile a Facebook anche dal punto di vista grafico, era spiegabile dal fatto che Twitter sa di dover puntare su un maggiore coinvolgimento degli utenti. Spero solo, però, che non si tiri troppo a lungo la corda 😉

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