Un anno fa Twitter decise di raddoppiare i caratteri disponibile per comporre un tweet, passando dai 140 caratteri ai 280, con la speranza che gli utenti potessero trovare “più spazio” per i loro contenuti. Ebbene, a distanza di un anno l’effetto è praticamente nullo: a livello globale, solo il 6% dei tweet supera i 140 caratteri e solo il 3% va oltre i 190 caratteri.
Vi ricordate le lunghe discussioni lo scorso anno rispetto al raddoppio dei caratteri su Twitter, discussioni tra puristi della piattaforma e tra “innovatori” che spingevano anche al raddoppio dei caratteri purchè Twitter desse un segnale di movimento. In effetti, Jack Dorsey, CEO e co-fondatore di Twitter voleva dare un segnale di rinnovamento della piattaforma, andando incontro ai tantissimi utenti che trovavano Twitter un luogo difficile, specialmente per la brevità dei caratteri a disposizione. Un modo per coinvolgerli e per attirarne di nuovi.
Ebbene, a distanza di un anno esatto possiamo tranquillamente dire che l’effetto è stato praticamente nullo. Lo ricordavamo qualche giorno fa anche qui, in occasione della notizia di un test sull’app per iOS che permetterebbe, con un click, di passare alla timeline cronologica.
Ma tornando ai 280 caratteri, a distanza di un anno si è verificato anche un paradosso. Nel senso che è vero che sono raddoppiati i caratteri a disposizione, ma sono cresciute le espressioni brevi come “per favore” (+54%) e “grazie” (+22%). Perchè prima lo scrivevano in forma contratta tipo “grz” o “pfvr”?
E infatti, sono diminuite proprio le forme contratte come “gr8” (-36%), “b4” (-13%) e “sry” (-5%) se al loro posto si utilizzano sempre più le parole per intero: great (+32%), before (+70%) e sorry (+31%). Che risultato, 280 caratteri per aggiungere una vocale in mezzo a consonanti e numeri.
Ma non è tutto, eh no.
Perchè un altro grande risultato del raddoppio dai 140 caratteri ai 280 attuali è che, a livello globale, la lunghezza media dei tweet si mantiene corta: con il limite dei 140 caratteri era intorno ai 34 caratteri e con l’aumento a 280 caratteri, è addirittura diminuito a 33 caratteri circa. Uno in meno.
Con l’estensione a 280 caratteri, solo l’1% dei tweet in inglese raggiunge il limite di 280, il 12% dei tweet sono più lunghi di 140 e il 5% sono più lunghi di 190 caratteri. Ma quello che + davvero la notizia, dopo 12 mesi da questa “innovazione” è che a livello globale si è visto che solo il 6% dei tweet supera i 140 caratteri e solo il 3% va oltre i 190 caratteri.
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Sia chiaro, chi vuole scrivere a 140 caratteri può sempre farlo, in realtà non è cambiato nulla da questo punto vista, se non il fatto che lo spazio a disposizione per scrivere un contenuto si è arricchito di altri 140 caratteri. Il vero risultato è che questo raddoppio in effetti non ha indotto gli utenti a scrivere di più, anzi. Ci si sente più tranquilli nello scrivere sapendo bene che non esiste più un limite di caratteri esiguo (per qualcuno!), la la sostanza no è cambiata, come si è visto da questi dati.
A proposito, gli utenti sono passati da 336 milioni a 326 milioni (10 milioni in meno) non perchè sono raddoppiati i caratteri, ma perchè la piattaforma negli ultimi mesi ha cominciato a fare una seria pulizia di account bot e fake inattivi.
Per tutto il resto, vi invitiamo a questa riflessione, adesso è arrivato davvero il momento di innovare per Twitter.
[…] Nel 2017 Twitter, nella speranza di rendere la piattaforma più coinvolgente, decise di passare dagli storici 140 caratteri ai 280 caratteri. Solo che l’effetto poi si è rivelato praticamente nullo. […]