Le dimissioni di Kevin Mayer da CEO di TikTok arrivano in un momento in cui sull’azienda incombono forti pressioni politiche e trattative serrate per una possibile vendita prima che si materializzi il ban imposto da Trump. Ma facciamo un po’ il punto della situazione.
Kevin Mayer si dimette da CEO di TikTok, proprio nel momento in cui la piattaforma cinese si trova al centro di una grande pressione negli Usa, secondo quanto riportato dal Financial Times. E la motivazione del gesto dell’ex capo dei servizi di streaming di Disney va trovata proprio qui, nei grandi giochi politici a cui TikTok è ormai sottoposta da mesi, soprattutto in relazione all’ordine esecutivo emesso da Donald Trump che in pratica mette ByteDance di fronte ad un bivio: cedere le attività Usa (e di altri paesi) o lasciare completamente a seguito del divieto ad operare sul territorio americano.
TikTok, le dimissioni del CEO Kevin Mayer
Evidentemente tutto questo per Mayer è stato difficile da gestire, tra colloqui per la vendita dell’azienda e colloqui politici per cercare di provare a cambiare la situazione. L’ormai ex CEO di TikTok ha comunicato la sua decisione con una mail interna a tutti i dipendenti, che riportiamo qui, grazie a TikTok:
“Nelle ultime settimane, dato che l’ambiente politico è fortemente cambiato, ho fatto una significativa riflessione su ciò che i cambiamenti strutturali aziendali richiederanno e su ciò che comporta per il ruolo che ricopro” – ha scritto Kevin Mayer nella sua mail. “In questo contesto, visto che ci aspettiamo di raggiungere una soluzione molto presto, è con il cuore pesante che volevo comunicarvi che ho deciso di lasciare l’azienda.
Voglio che sia chiaro che questa decisione non ha nulla a che vedere con l’azienda, con quello che vedo per il nostro futuro, o con la fiducia che ho in quello che stiamo costruendo. Yiming comprende la mia decisione e lo ringrazio per il suo sostegno.
Mentre guardiamo alla prossima fase di questa azienda, non c’è dubbio che il futuro è incredibilmente luminoso. Per i nostri utenti, qualsiasi potenziale cambiamento strutturale non dovrebbe influire sulla loro esperienza, e credo fermamente che la nostra comunità sarà più creativa e diversificata che mai. La piattaforma continuerà a fornire alla nostra comunità globale un’esperienza sorprendente e integrata come quella attuale. Allo stesso modo, dal punto di vista dei dipendenti, credo che la maggior parte del lavoro rimarrà invariato“.
“Ci rendiamo conto che le dinamiche politiche degli ultimi mesi hanno cambiato in modo significativo quello che sarebbe stato, di qui in poi, la portata del ruolo di Kevin e rispettiamo pienamente la sua decisione. Lo ringraziamo per il suo tempo dedicato all’azienda e gli auguriamo ogni bene“. Queste le parole di un portavoce di TikTok al nostro blog.
Evidentemente, tutto questo ha comportato un peso eccessivo per Mayer ed è arrivato al punto che la situazione non potesse essere gestita forse come lui sperava, decidendo, alla fine e solo dopo pochi mesi, di lasciare l’azienda.
Chi è Kevin Mayer, ex CEO di TikTok
Kevin Mayer è arrivato in TikTok solo nel maggio di quest’anno ed è quindi restato in carica per circa 90 giorni. Mayer era capo dei servizi in streaming di Disney, è stato lui a supervisionare Disney Plus, la soluzione in streaming del colosso dell’animazione. Il tempo di lanciarla per poi decidere di raccogliere la sfida tikTok, quando ancora non era all’orizzonte un possibile ban da parte di Trump. Importante il suo ruolo per l’acquisizione della Marvel, Lucas Film e Century Fox.
Il suo posto verrà preso ad interim dall’attuale direttore generale di TikTok, Vanessa Pappas.
Tanto per comprendere un po’ di più il contesto, è meglio fare un po’ il punto della situazione, soprattutto per quel che riguarda la prima soluzione imposta da Donald Trump, ossia quella di vendere l’attività americana di TikTok ad un’azienda Usa.
TikTok lo scenario dei possibili compratori
Lo scenario è ovviamente in divenire, i tempi imposti dall’ordine esecutivo sono stretti. La soluzione deve essere trovata entro 90 giorni, vale a dire entro il prossimo 15 novembre, quando ormai si conoscerà il nome del prossimo presidente degli Stati Uniti d’America. Ed è proprio su questo punto che Donald Trump vuole fare la sua scommessa, credendo come sicura la sua riconferma. E se così non fosse? Per quanto ne sappiamo, al momento Joe Biden, candidato democratico alla presidenza americana, non ha espresso nulla in merito, se non vietare l’utilizzo dell’app all’interno del suo staff.
Microsoft, l’azienda in vantaggio per acquisire TikTok
Lo scenario, come dicevamo prima, è in divenire. La prima azienda che ha avanzato l’intenzione di acquisire le attività di TikTok, negli Usa e in Canada, Australia e Nuova Zelanda, è stata Microsoft. Un’idea alla fine congeniale all’amministrazione Trump, dopo diversi colloqui che hanno visto coinvolto anche Satya Nadella, CEO di Microsoft, e gradita anche a Zhang Yiming, fondatore di ByteDance classe 1983. Yiming vede di buon grado la cessione delle attività al colosso di Redmond, anche se ha ricevuto pesanti critiche in patria.
Quindi la soluzione gradita a ByteDance è vendere a Microsoft, ma non sarebbe lo stesso per l’amministrazione Trump, che invece spingerebbe verso altri compratori.
Oracle, la soluzione gradita a Donald Trump e agli investitori
Un nome su tutti, a sorpresa per la verità è quello di Oracle, nome emerso nei giorni scorsi, di cui vi abbiamo dato conto anche qui sul nostro blog che inizialmente ha sparigliato le carte, ma col passare dei giorni sembra essere diventata la preferenza numero uno, almeno per Trump.
Questo perché Larry Ellison, chairman di Oracle, è un grande sostenitore di Donald Trump, uno dei pochi nella Silicon Valley. A gennaio, quindi prima del lockdown, aveva organizzato cene di raccolte fondi a favore dell’attuale presidente Usa. Ma non c’è solo questo, nei giorni scorsi, dopo che è circolato il nome del colosso di Redwood, lo stesso Donald Trump ha espresso parere favorevole al’idea che Oracle possa acquisire TikTok. Un endorsement che non passato inosservato, al punto che adesso anche gli investitori a sostegno dell’operazione Oracle adesso sono più convinti, e parliamo di General Atlantic e Sequoia Capital.
Nei giorni scorsi il Wall Street Journal ha riportato che proprio i due investitori principali, già possessori di azioni in ByteDance, sicuri di non avere spazio nell’operazione Microsoft, starebbero spingendo per portare a termine l’operazione con a capo Oracle, allargando anche ad altre aziende. Tutto questo grazie proprio al favore espresso da Donald Trump.
Ma, nonostante tutto, lo scenario non è ancora definito del tutto e le trattative si svolgono a tutto campo.
Twitter e Google le altre alternative
Tra le offerte, sul tavolo c’è anche quella di Twitter che resta ancora in piedi, anche se non sono stati fatti grossi passi in avanti dal punto di vista finanziario, il problema per la società guidata da Jack Dorsey sarebbe tutto lì. Se poi vogliamo vederla dal punto di vista politico, questa soluzione sarebbe sicuramente quella meno gradita all’amministrazione Trump, per via di quanto successo di recente. Ma questo è un parere tutto nostro.
All’interno di questo scenario ancora molto in movimento, proprio qualche giorno fa è spuntato il nome di Alphabet, la società madre di Google, che secondo fonti americane sarebbe all’interno di un altro consorzio di aziende, costituitosi per cercare di entrare nelle trattative per acquisire TikTok.
Insomma, si tratta di uno scenario ancora non ben definito e i giorni intanto passano. Trattative che vanno avanti senza che nessuno sappia il reale prezzo di vendita delle attività. Proprio sul presso sarebbe giusto spendere due parole, perché comunque si parla di decine di miliardi di dollari.
Partiamo dalla considerazione che oggi ByteDance ha un valore forse superiore ai 75 miliardi di dollari, il che significa, ad occhio, che il prezzo per cedere le attività non dovrebbe essere tanto diverso dai 30 miliardi di dollari. E chi potrebbe avere una cifra così alta a portata di mano? La risposta è semplice: Microsoft. Il colosso di Redmond ha in mano una cifra che ai aggira attorno ai 130 miliardi in contanti. Quindi potrebbe agire subito, senza tanti problemi. E poi, cosa non da poco, Microsoft ha esperienza nel mondo dei social media, essendo già proprietaria di LinkedIn, acquisita nel 2016. Esperienza che potrebbe far valere in termini di business, mettendolo insieme nella capacitò di sviluppare software, ragion per cui i dati di TikTok, quelli che farebbero gola un po’ a tutti, potrebbe permettere di dare vita a nuove soluzioni.
Diverso il discorso che riguarda Oracle, più avanti dal punto di vista di soluzioni business, essendo specializzata solo sullo sviluppo di software e soluzioni cloud per le aziende e nessuna esperienza nel mondo dei social media. Questo è un elemento che potrebbe giocare a suo sfavore, nonostante il beneplacito di Trump.
Twitter e Google (anche se non direttamente) avrebbero solo da guadagnarci, essendo aziende con esperienza di social media e di piattaforme video. Per la società di Dorsey sarebbe la svolta, ma peccato non avere soluzioni finanziarie tali da poterla mettere in pratica.
Infine, non sarà certo un caso se TikTok proprio in questi giorni ha reso noti i dati relativi agli utenti Usa che usano la piattaforma.
I numeri di TikTok negli Usa
Gli utenti Usa sono 100 milioni, su un totale di circa 700 milioni a livello globale. Negli Usa gli utenti sono cresciuti di ben l’800% dal gennaio 2018, e gli utenti attivi al giorno sono 50 milioni, sempre americani.
Ecco, questo voleva essere il punto sulla situazione di TikTok, alla luce delle dimissioni, a sorpresa, di Kevin Mayer. La situazione nei prossimi giorni subirà un’accelerazione, come di solito accade in casi come questi, e noi cercheremo di raccontarvela.
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