Social Media e Lavoro. Due ricerche mettono in evidenza come web e social media siano sempre per la ricerca di personale. Facebook è usato più di LinkedIn. Alcune considerazioni su come usare social e mettere il proprio talento al centro.
La pandemia da Coronavirus ha finito per stravolgere la nostra società. Sicuramente, in questa fase di ripartenza, dovremo tenere in considerazione il fatto che il Digitale non è più una “opzione”, ma è irrinunciabile. Quello che è successo in questi due mesi non deve essere visto come una fase momentanea. No, è una condizione che ci ha cambiato radicalmente.
E questo coinvolge, evidentemente, anche il mondo del lavoro. Cambia radicalmente il modo in cui le persone cercheranno lavoro e il Digitale diventerà fondamentale. Di più, i social media non verranno più visti come momenti “virtuali”, ma saranno considerati come momenti reali della nostra vita, luoghi dove ognuno di noi si racconta. Un po’ era già così, ma dopo questa pandemia, con la impossibilità di incontrarsi direttamente, e questa condizione durerà ancora per un po’, le piattaforme social saranno a centro del processo di ricerca e dovranno essere considerati da chi cerca lavoro come strumenti per raccontarsi e farsi conoscere.
Negli anni passati, quelli più recenti, si diceva che gli addetti ai lavori delle Risorse Umane, delle agenzie, guardassero al web e ai social media ma non, forse, in maniera esclusiva. Ecco, dopo questa pandemia è bene sottolineare che il web e i social media saranno la base di tutto.
Questa è una riflessone che parte dai risultati di due ricerche sul tema, entrambe di The Manifest, pubblicate nelle ultime settimane, che evidenziamo proprio come il web e i social media siano ormai strumenti irrinunciabili per chi cerca lavoro. La riflessione che vogliamo fare con voi, sulla base dei dati che vedremo insieme, è che adesso cambia il modo di cercare lavoro.
Nel senso che da oggi chi è alla ricerca di un lavoro deve aver ben chiaro il concetto che deve proporsi curando il suo “personal branding“. Deve cioè curare le piattaforme social, deve curarsi di come viene “visto” sul web, deve assumere una condizione per la quale questi strumenti sono utili per raccontare il suo talento. In parole povere, il curriculum vitae, quel foglio A4 che veniva lasciato, o spedito via mail in .pdf, in azienda o in agenzia, non funziona più da solo. Serve mettere in mostra il proprio talento, serve raccontarlo, con cura.
Di seguito vedremo i risultati principali delle due ricerche di The Manifest già citate e poi, sulla base di questi dati, ci spingeremo a dei consigli, meglio delle considerazioni, finali.
Allora, un primo dato, relativo a questa ricerca, è che il 67% delle aziende, prima di formulare un’offerta di lavoro, guarda sempre più con attenzione i profili LinkedIn dei candidati e il 65% guarda i loro profili Facebook. La differenza in percentuale tra le due piattaforme è sempre più ridotta. Vale a dire, va bene curare il proprio profilo business, ma le aziende vogliono vedere anche cosa condividono i candidati, che opinioni esprimono anche su fatti in generale.
La ricerca evidenzia anche che le aziende guardano anche i blog e i siti web dei candidati (39%) e anche il profilo Twitter, anche se in misura minore (29%).
Ma c’è un aspetto su cui si dovrebbe fare attenzione, e cioè che le aziende alla fine usano più Facebook che LinkedIn per cercare i propri talenti, 70% con 67%. Va comunque considerato che Facebook risulta migliore per ricerche ad ampio raggio, a livello territoriale, e spesso per ricerche meno qualificate; LinkedIn è la soluzione migliore per il reclutamento di figure specializzate e altamente qualificate. Il 26% delle aziende usa poi Twitter e il 20% usa YouTube.
Adesso passiamo a vedere i risultati principali della seconda ricerca, sempre di The Manifest, dove si evidenzia che, considerato il fatto che il 90% dei datori di lavoro usa i social media per reclutare personale, il 79% ha dichiarato di aver rifiutato dei candidati proprio sulla base di come essi usavano le piattaforme social, soprattutto dal punto di vista dei contenuti.
Ed ecco qui un aspetto che, nel contesto che stiamo vivendo, assume una certa importanza. Spesso le persone che sono alla ricerca di un lavoro scelgono di investire tutto sul proprio profilo LinkedIn, non curanti del fatto che le aziende, le agenzie, gli addetti ai lavori del settore HR, guardano anche altrove. Anche Facebook e Instagram.
La ricerca di The Manifest indica anche quei contenuti che spingono le aziende a “scartare” un candidato”, quelli per cui una persona non viene giudicata adeguata alla posizione ricercata. E sono tutti indicatori che rimandano al “buon senso” di ciascuno:
- Contenuti d’odio
- Immagini di feste non proprio edificanti
- Contenuti illeciti o illegali
- Grammatica scadente
- Contenuti riservati e sensibili che riguardano ex datori di lavoro
Questo breve elenco evidenza il fatto che le aziende sono sempre più attente ai background dei candidati (98%). Osservano anche il modo in cui pongono su vari aspetti.
Ecco perché, in un momento di grande crisi come quello che stiamo vivendo, i candidati dovrebbero fare del loro meglio per distinguersi in positivo sulle piattaforme social. In altre parole, non ci si deve più soltanto focalizzare sul proprio cv e curare solo il proprio profilo LinkedIn, ci si deve concentrare sulla costruzione del proprio marchio.
E si deve avere cura del proprio marchio a tutto tondo, di come esso appare sui social media e sul web. Il 43% delle aziende usa Google per verificare i risultati relativi al nome del candidato. Questo significa avere cura dei propri profili social, LinkedIn, Facebook, Twitter e, soprattutto, è opportuno investire nella creazione di un proprio blog, considerato come una estensione della presenza sui social media. Un luogo dove raccontarsi meglio.
Attenzione, non stiamo dicendo che il cv non serve, stiamo affermando il concetto che non basta più solo quello.
E allora, in un momento in cui ci sembra che tutto sia fermo e che nessuno sia interessato ad assumere, forse sarebbe il caso di investire nella cura del proprio profilo e del proprio personal branding. Sulla base di quanto visto finora, sarebbe il caso di fare qualche considerazione finale, rivolta a chi è alla ricerca di un lavoro. Vale la pena sforzarsi per costruire il modo di comunicare il proprio talento e curare il proprio personal branding:
- concentrati sul talento e sul tuo “marchio”, le tue esperienze e le tue competenze vanno valorizzate;
- sfrutta i social media per raccontare esperienze e competenze, sulla base delle caratteristiche di ciascuna piattaforma
- Linkedin per concentrarti sulle competenze ed esperienze;
- Facebook per raccontare chi sei veramente, non aver paura di esprimere le tue opinioni, sempre del rispetto di tutti e delle regole d’uso;
- Instagram per raccontarti attraverso le immagini e raccontare i luoghi a te cari o legati alla tua sfera di competenza;
- Twitter per condividere notizie e informazioni circa le tue competenze, diventa un punto di rifermento;
- Pinterest per mostrare le tue opere attraverso immagini coinvolgenti;
- personalizza la tua comunicazione e scegli un hashtag per distinguerti, creane uno oppure individualo tra quello più vicino al tuo modo di raccontarti;
- apri il tuo blog, coraggio, fa che la tua “casa”, diventi il tuo vero biglietto da visita.
Ecco, queste erano le nostre brevi considerazioni finali, sperando di aver fatto cosa gradita.
[…] Social Media e Lavoro, il talento al centro del proprio racconto […]