Come usano i Social Media i giornalisti italiani? La risposta a questa domanda la troviamo nella Audit Italian Press, la ricerca dell’Istituto Ixè, con il supporto di Encanto Public Relations e la community GiornalistiSocial, che rileva che i giornalisti usano più di 3 social network e che Facebook è il più usato come fonte di Informazione.
Nell’era dei Social Media anche il modo di fare giornalismo cambia, e cambierà ancora. In una fase, rivoluzionaria, in cui è mutato il modo di comunicare, sempre più diretto e orizzontale, in cui l’utente finale non è più solo fruitore, ma anche parte attiva della notizia, i giornalisti hanno dovuto prendere atto che i Social Media sono strumenti importanti per il mestiere dell’Informazione. Ebbene, quello che ci interessa sapere oggi è come i giornalisti italiani usano i Social Media per il loro lavoro. A questa domanda troviamo risposta nella Audit Italian Press, la ricerca dell’Istituto Ixè, con il supporto di Encanto Public Relations e la community GiornalistiSocial, che, sulla base di un campione di 300 giornalisti intervistati (54% uomini e 46% donne), ci offre una fotografia dello stato attuale.
La ricerca rileva che ad oggi i giornalisti utilizzano più di 3 social network per il loro lavoro (3,4 per la precisione). Il più usato resta Facebook, 92%, che si conferma anche fonte principale di informazione, usato per il 91% dei casi. L’82% dei giornalisti poi usa Twitter; YouTube è frequentato dal 56% dei giornalisti, Linkedin e Instagram sono utilizzati da meno della metà dei professionisti, rispettivamente 45% e 44%. Da rilevare, rispetto alla precedente ricerca dell’Istituto Ixè, che Twitter supera YouTube e si piazza in seconda posizione, infatti prima veniva usato dal 67% dei giornalisti mentre YouTube dal 70%. La piattaforma da 140 caratteri, ideale proprio per i giornalisti vista la sua vocazione alla condivisione delle notizie, guadagna il 15%.
Come già detto, il 91% dei giornalisti italiani dichiara di utilizzare Facebook per raccogliere informazioni: per il monitoraggio dell’opinione pubblica, la ricerca di storie, la verifica dei fatti e il loro approfondimento e per venire a conoscenza di lanci e notizie da uffici stampa. Al secondo posto (85%) per promuovere il proprio lavoro, fare marketing per il proprio giornale e per costruire relazioni.
L’utilizzo come fonte di immagini, video e materiale crowdsourcing investe circa 1/3 dei professionisti. Il 56% li produce personalmente; il 29% li scarica dei social network; il 28% li preleva da banche dati online, a pagamento o gratuite; il 27% usa l’archivio della testata.
Nel futuro i giornalisti interpellati prevedono una crescita parallela alla diffusione attuale dell’utilizzo, che non prefigura grandi cambiamenti, con Facebook al primo posto (41%), seguito da Twitter (35%), fatto salvo per una rimonta di Instagram (26%) rispetto a YouTube (19%). Metà dei giornalisti (50%: 45% abbastanza; 5% molto) ritiene i social fonti di informazione affidabili, l’altra metà (49%) ne dubita.
La maggioranza dei giornalisti interpellati, il 90%, asserisce quasi univocamente di pubblicare notizie verificate e complete piuttosto che inseguire lo scoop solo per essere i primi. Va evidenziato, nella ricerca, che il 38% dei giornalisti dichiara di sentirsi, almeno in alcune occasioni, obsoleto, poco al passo con i tempi. Il dato è, in parte, correlato all’età. Quasi 6 su 10 invece si sentono in linea con le nuove tendenze.
Il giornale di carta sembra avere ancora lunga vita per la gran parte dei giornalisti, il 77% si dice positivo sul futuro della carta. Per sapere le previsioni i Italia della scomparsa dei giornali di carta vi consigliamo di leggere qui. Il 33% è sicuro che ci sarà ancora tra 10 anni, un ulteriore 44% ritiene probabile questo scenario.
E veniamo ad una sezione interessante che riguarda come vivono il mestiere oggi i professionisti dell’informazione e se sono disposti a consigliarlo ai giovani. Il 40% dei giornalisti lo consiglierebbe, mentre il 42% invece non lo farebbe.
Grandissima parte dei giornalisti intervistati è convinta che il successo della professione sarà legato ad una sempre maggiore integrazione multimediale che leghi assieme testi scritti, immagini, video, podcast e social, per offrire un prodotto comprensibile e ricco di informazioni.
Oltre metà dei giornalisti, il 56%, condivide, per lo più con rammarico, la previsione che in futuro la distinzione tra media tradizionali e social media, tra contenuti e pubblicità, giornalista e marchio saranno meno evidenti e meno importanti. La pensa diversamente il 35%, quindi più di un terzo; il 9% non si esprime.
Infine, il 43% dei giornalisti afferma che oggi non è cambiato il rapporto con gli addetti alla comunicazione e che il materiale che preferiscono ricevere è il comunicato stampa (53%); dati e indagini (53%); immagini e video (43%); interviste ad esperti (14%).