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Ecco Qwant, il motore di ricerca che rispetta la privacy degli utenti

Qwant è il primo motore di ricerca europeo con l’obiettivo di difendere la privacy degli utenti attraverso tre principi fondamentali: difesa della privacy, no cookies, neutralità. Al Campus Party abbiamo incontrato Alberto Chalon, direttore generale di Qwant, che ci ha spiegato meglio come funziona e dove vuole arrivare questo nuovo motore di ricerca in questa intervista.

Il settore del search engine, dei motori di ricerca, è ormai da qualche anno presidiato da un unico grande leader che è Google, motori di ricerca che nel corso degni anni è cresciuto fino a diventare una vera galassia, oggi di nome Alphabet. Se guardiamo il market share a livello globale, scopriamo che Google oggi detiene una quota del 92% (StatCounter); se poi guardiamo qualche dettaglio, vediamo che negli Usa la quota è dell’87%, in Italia è del 93,7%, in Uk è 89,3%, in Canada 90,6%, in India 94,3%. Insomma, il mercato è saldamente nelle mani di Google e piccole quote di mercato restano ad altri motori di ricerca come Bing, Yahoo! (oggi di proprietà di Verizon), Yandez ed altri.

qwant motore ricerca privacy

Ma nell’era dei social media, delle informazioni che girano a velocità sostenuta su più piattaforme, nell’era in cui la privacy è quanto mai il vero tema principale da tenere in considerazione, proprio in un contesto così esteso, in termini di spazi su cui condividere. Ebbene, da un po’ di tempo, in un settore così difficile a muovere un po’ le acque e, soprattutto, a fare della difesa della privacy il vero motivo di esistere, ci prova Qwant, motore di ricerca francese che viene lanciato nel 2013 e che oggi sta crescendo molto, con tre principi basilare: no cookies, rispetto per la privacy, neutralità. Certo non è il primo, ma forse l’idea di Qwant offre qualcosa di più. Dopo la Francia, la società fondata da Éric Leandri, è presente in Germania e, entro poche settimane, sarà presente anche in Italia.

In occasione della prima edizione italiana del Campus Party, abbiamo avuto il piacere di incontrare Alberto Chalon, direttore generale di Qwant, che ci aiutato a conocsere e a capire meglio Qwant con questa intervista.

Perchè nasce Qwant?

Qwant nasce verso la fine del 2011, da un’idea di Éric Leandri, periodo che coincide nel momento in cui Google decide di non voler più essere solo un motore di ricerca ma di voler essere un ecosistema, e annuncia il lancio di Google Plus. In questo momento Leandri capisce che, per la prima volta, c’è un’opportunità di potersi proporre sul mercato europeo, unico mercato che presenta l’anomalia di avere un unico player ad oltre il 95% di quota di mercato, forza che non si manifesta allo stesso modo negli Usa; l’altra opportunità era quella di poter studiare come sfruttare la forza dei social network in modo da dare risposte contestualizzate, recuperando tutto ciò che è reso pubblico sui social media. In relazione proprio a questo, con l’intenzione di voler aprire Google Plus, la stessa Google non avrebbe avuto più modo di poter recuperare le conversazioni, pubbliche, da Twitter o Facebook, diventando quindi loro competitor. L’idea di Qwant, affinata nel corso delle varie fasi e dei brevetti depositata è quella di rilasciare informazioni contestualizzate dai social senza mai rivelare chi l’ha condivisa. Qwant oggi è un motore di ricerca che rispetta la privacy ed è perfettamente in linea con i principi delle norme europee sulla materia della privacy.

alberto chalon qwant

Che tipo di riflessioni avete fatto quando è stato creato Qwant? Avevate già chiara l’idea che questo dovesse essere il motore di ricerca in difesa delle privacy?

Oggi ci troviamo in una situazione in cui la privacy è un valore enorme da difendere, specie in un momento in cui la tecnologia sta mettendo a dura prova la difesa stessa della privacy degli utenti, specialmente in Europa. Qwant vuole essere una vera alternativa per gli utenti europei proprio nel rispetto della privacy. L’idea che abbiamo noi è che nel momento in cui un utente effettua una ricerca in un certo qual modo si sta aprendo, è giusto quindi che si instauri un rapporto diretto che le informazioni non vengano condivise con tutti gli e-commerce del tuo paese, ad esempio. Quello che succede adesso è che se un utente effettua una ricerca, l’informazione viene condivisa con un editore e poi finisce che lo stesso di ritrova l’oggetto della ricerca un po’ ovunque. Non troviamo che tutto questo sia rispettoso e giusto.

Qwant si presenta come il motore rispettoso della privacy, no cookies e neutralità. Ce ne puoi parlare meglio?

Di privacy abbiamo già parlato. La neutralità è l’effetto causa della Privacy, perchè nel momento in cui non conosco chi tu sia devo dare dei risultati neutri. Ad una stessa richiesta, noi diamo gli stessi risultati. Nel momento in cui questi due valori sono rispettati, lo stesso trattamento dei dati viene fatto nel rispetto delle leggi europee. Per quanto riguarda i social media, siamo molto attenti a recuperare solo informazioni pubbliche. Ma dirò di più su questo, se un’informazione viene pubblicata e cancellata dopo dieci minuti, noi aggiorniamo i nostri server e quel risultato non verrà più fuori.

principi qwant

Come lavora Qwant e quindi come fate a proteggere la privacy degli utenti?

Quando un utente arriva su Qwant e fa una ricerca, noi cancelliamo subito il suo indirizzo IP e il suo user ID Agent e assegniamo un numero univoco e irricostruibile. Da quel momento sappiamo che quello per noi è solo un numero, non sappiamo chi sia l’utente, di conseguenza non siamo in grado di fare alcuna associazione su quanto farà sul motore di ricerca. Per quanto riguarda l’indicizzazione, abbiamo una tecnologia proprietaria per cui in base ai nostri algoritmi siamo in grado di dare dei risultati assolutamente in linea con la concorrenza.

Qual è, a questo punto, il business model di Qwant?

Qwant fa pubblicità contestualizzata, siamo convinti che la pubblicità debba essere molto pertinente, e attinente, con la ricerca che si effettua e deve essere evidenziato che ci sia lo scopo pubblicitario. Sul fatto che il primo o il secondo risultato possano essere dei link sponsorizzato in effetti non vi è niente di male, ma su Qwant quella sponsorizzazione resta valida solo su quella ricerca contestualizzata. A differenza di quanto fanno gli altri motori di ricerca, Qwant non trasmette le informazioni a nessun altro (quindi, per fare un esempio concreto, uscendo da Qwant e andando su un altro sito dove sono presenti dei banner, non vi ritroverete la pubblicità che abbia ad oggetto la ricerca precedentemente effettuata, ndr). La seconda fonte di ricavi per Qwant è lo shopping, nel senso che, in relazione alla ricerca di un prodotto, offriamo una esperienza più ampia in una sezione dedicata dove l’utente può trovare altre informazioni, anche il prezzo, e poi decidere dove andare a comprare il prodotto. Si tratta quindi, come dicevo, di pubblicità contestualizzata che infatti aiuta l’utente, senza “perseguitare” l’utente su tutti i siti che si troverà a consultare da quel momento in avanti. E se l’utente dovesse usare Qwant per un mese noterà che i banner presenti sugli altri siti faranno girare solo annunci casuali, non in linea con quanto ricercato sul motore. Alle ricerche che gli utenti faranno su Qwant non vi sarà allegato alcun cookie.

Quali sono gli ambiti su cui state lavorando maggiormente?

In questo momento stiamo lavorando molto sul prodotto, qwant.com, migliorando i verticali che abbiamo a disposizione. E cioè: Junior (dedicato ai giovanissimi), Games (dedicato agli appassionati gamers) e Music (cercando artisti o gruppi Qwant rilascia sezioni complete con tante informazioni aggiornate e la possibilità di accedere direttamente a siti di streaming). Stiamo lavorando molto sulla mappa e sulla mail, molto richiesti dai nostri utenti. Crediamo che questi due strumenti daranno un grande slancio a Qwant che andranno a completare l’esperienza del motore di ricerca.. Per quanto riguarda la mappa, la tranciabilità nel tempo e dei percorsi che l’utente ha fatto nel corso di un dato periodo, garantendo la cancellazione delle informazioni sui percorsi entro un tempo molto breve. Per la mappa, ovviamente, dobbiamo comunque disporre di informazioni sulla geolocalizzazione dell’utente, ma solo nel tempo minimo indispensabile. Per quanto riguarda le mail, garantiremo il fatto che nessun potrà leggere quelle email, se non l’utente stesso. La pubblicità in questo caso non sarà contestuale, ma si baserà su categorie del sociale. Forse meno efficace, ma molto meno intrusiva. Per i tempi di realizzazione, prevediamo qualche mese.

E poi, grazie ai capitali raccolti, 18,5 milioni di euro di aumento di capitale e 25 milioni di prestito dalla Banca Centrale Europea, faremo, oltre a sviluppare il prodotto e ad aumentare le tecnologie, anche degli investimenti in direzione del marketing cercando di far conoscere sempre di più in nostro marchio. Tra qualche settimana, dopo Francia e Germania, saremo presenti con una nostra sede anche in Italia. Il nostro obbiettivo dal 2020/2021 è quello di avere dal 5 al 10% di market share sul mercato europeo. E’ un progetto molto ambizioso ma ci crediamo molto con un prodotto valido.

no cookie qwant

E il ruolo dell’Italia in questo vostro progetto?

Il Campus Party per noi è stata un’occasione di pre-lancio ufficiale, abbiamo voluto essere qui proprio per i giovani, siamo convinti che loro saranno il motore digitale dell’Italia di oggi e di domani. La qualità dei giovani che abbiamo incontrato in questi giorni è stata altissima, sia di quelli che hanno partecipato al nostro contest sia quelli che sono venuti a trovarci nel nostro stand, per capire e per condividere. Sono giovani molto evoluti, sensibili ai problemi e aperti a nuove alternative. A settembre ci sarà poi un lancio istituzionale, la sede italiana verrà aperta già nei primi giorni del mese, abbiamo un country manager che ci raggiungerà e si occuperà dello sviluppo commerciale in Italia. E faremo anche investimenti importanti in Italia sul marketing, sia sul digitale che sulla televisione. E ci auguriamo che gli italiani apprezzino la nostra idea e ci aiutino a crescere. Siamo aperti sempre a consigli, suggerimenti, critiche, richieste.

Nell’intervista Alberto Chalon accennava al prestito di 25 milioni di euro da parte della BEI (Banca Europea di Investimenti), ma in Qwant ha investito anche Axel Springer, il grande gruppo editoriale tedesco, con 3,5 milioni di euro. Dalla Cassa Depositi e Prestiti francese sono arrivati invece 15 milioni di euro. Nel 2016 le richieste effettuale sul motore di ricerca sono state 2,6 miliardi, 32 milioni sono stati gli utenti unici e 26 le lingue con cui ci si è interfacciati sul motore di ricerca.

Al momento Qwant è disponibile anche su mobile con una app dedicata. Il motore di ricerca si presenta davvero molto interessante, forse uno dei tentativi più interessanti in tema di rispetto della privacy a cui abbiamo assistito in questi ultimi anni. Certo, come tutte le cose, ha bisogno di tempo e ha bisogno di crescere. Intanto, provatelo e fateci sapere cosa ne pensate.

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Franz Russo Blogger, Digital Strategist
Franz Russo, fondatore, nel 2008, del blog InTime, ho collaborato con grandi aziende nazionali e internazionali, come consulente per strategie di comunicazione e come divulgatore. Da sempre impegnato nella comunicazione digitale, cerco di unire sempre una profonda passione per l’innovazione tecnologica a una visione olistica dell’evoluzione dei social media e degli strumenti digitali. Il mio percorso professionale in questo campo, iniziato nel 2007, è stato caratterizzato da un costante impegno nel raccontare e interpretare i cambiamenti nel panorama digitale. Il mio approccio si basa su un mix di analisi strategica, creatività e un profondo impegno per il racconto e la divulgazione.
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