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Quanto le aziende sono coinvolgenti sul web

Più volte ci siamo chiesti se e quanto le aziende usano i social media. Di recente abbiamo parlato di una maggiore presa di coscienza e conoscenza di questi strumenti da parte delle aziende. Ma è veramente così? Ecco i risultati di un recente sondaggio di Alterian.

social_media_marketingOrmai l’incontro tra marketing e social media è avvenuto e il livello di coinvolgimento migliora di giorno in giorno, sebbene lentamente. Una qualità indiscussa dei social media è quella di mettere in condizioni il consumatore di poter sempre monitorare la sua relazione con il brand, la marca, che preferisce, oppure quella con cui vuole iniziare una relazione, raccogliendo informazioni. Un cambiamento è senza dubbio in atto e a questo punto si può dire, per la verità ormai da un pò, che va cambiando anche il concetto di Engagement. Con Engagement si vuole intendere di realizzare una comunicazione che sia coinvolgente, che sappia parlare un pò alle diverse tipologie di clienti sfruttando canali diversi. Ma con un’accezione che si avvicina molto all’idea di convincere. La rete, come si sa, amplifica le relazioni e le conversazioni. Ecco allora che un buon livello di engagement per un’azienda è molto importante. In questo contesto giocano, come dicevamo prima, un ruolo essenziale proprio i social media.

In un altro post avevamo preso in considerazione di come i manager usano i social media, verificando che in effetti li utilizzano e ne traggono anche dei vantaggi. Oggi con il sondaggio di Alterian, How Engaged Is Your Brand, vediamo più da vicino il grado di coinvolgimento che le varie strategie e l’utilizzo dei social media, da parte delle aziende, riescono a produrre.

Da un primo sguardo non possiamo certo parlare di risultati entusiasmanti. L’indagine è stata eseguita tra ottobre e dicembre 2010 e ha totalizzato 1.462 interviste. Lo scopo di questo sondaggio era quello di verificare come le aziende gestiscono le conversazioni generate sul loro brand attraverso l’uso dei social media; se l’utilizzo di SM si riflette anche sul proprio sito aziendale e nell’utilizzo delle email; se le aziende stanno adottando strumenti adeguati per il monitoraggio delle conversazioni generate coi lor clienti; infine, se l’utilizzo dei SM è integrato nelle strategie di marketing.

Il risultato che colpisce subito è che il 70% degli intervistati dice di non coinvolgere il proprio management circa le conversazioni che regolarmente vengono generate attarono al proprio brand. Con un relativo tasso di comprensione, se vogliamo definirlo così, dei risultati delle proprie strategie SM che va dal 2,65% che dice di comprendere poco i risultati, al 28.78% che dice di comprendere “molto poco”. Solo il 30% dice di comprendere i risultati della strategia.

Alla base di questo c’è sempre una carenza di risorse. Spesso le aziende non sono adeguatamente strutturate, in termini di risorse umane e in termini economici, per realizzare e seguire strategie improntate all’utilizzo di SM. Ecco che dal sondaggio si rileva che più della metà degli intervistati prevedono un aumento del budget riferito alle strategie globali di marketing e circa tre quarti prevedono di aumentarlo nell’utilizzo dei social media già da quest’anno. Forse il 2011 sarà per il marketing in generale un anno con qualche spiraglio di luce, che si traduce in un atteggiamento ottimista rispetto a quello avuto nella recente recessione economica. Senza dubbio è un bel segnale che va nella direzione di colmare il il gap di comprensione e di analisi dei risultati, di cui parlavamo prima.

Per quanto riguarda il sito aziendale, solo l’11% degli intervistati sostiene che esso è importante per la propria strtegia, mentre il 34& lo ritiene niente di più che una brochure. Questo costituisce un grosso errore. Nel senso che se si generano conversazioni attorno ad un dato brand, in particolar modo a un prodotto o servizio specifico che si vuole proporre ai propri clienti, tutto questo deve poter trovare un luogo dove svilupparsi, quindi il sito web. non lo si può ritenere solo come una vetrina, no, bisogna che una volta entrati, perchè coinvolti attraverso i social media, trovino una struttura idonea dove poter sviluppare la conversazione, che poi si trasformerà i contatto o acquisto. Quindi il sito web è fondamentale.

Per molti questi risultati non rappresenteranno nulla di nuovo, ma comunque restano importanti perchè ci sono dei segnali positivi. C’è la consapevolezza da parte delle aziende di non essere adeguate ad una strategia multi-canale, ma c’è anche l’interesse a realizzarla. C’è l’intenzione di aumentare le risorse affinchè la strategia possa essere condotta e misurata nella maniera corretta. Quindi, si potrebbe dire che le aziende non ancora molto coinvolgenti, ma c’è l’intenzione di esserlo.

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Franz Russo Blogger, Digital Strategist
Franz Russo, fondatore, nel 2008, del blog InTime, ho collaborato con grandi aziende nazionali e internazionali, come consulente per strategie di comunicazione e come divulgatore. Da sempre impegnato nella comunicazione digitale, cerco di unire sempre una profonda passione per l’innovazione tecnologica a una visione olistica dell’evoluzione dei social media e degli strumenti digitali. Il mio percorso professionale in questo campo, iniziato nel 2007, è stato caratterizzato da un costante impegno nel raccontare e interpretare i cambiamenti nel panorama digitale. Il mio approccio si basa su un mix di analisi strategica, creatività e un profondo impegno per il racconto e la divulgazione.
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5 Commenti

  1. Poche sono pronte a mettere in pista una strategia mirata all’utilizzo dei social media. Poche hanno , fino ad ora, saputo mettersi in discussione e all’ascolto. Rivedere completamente il loro modo di porsi e di comunicare è difficile se non impossibile finchè al “comando” ci saranno quelle stesse persone che hanno investito fino a “ieri” in tabellare classica e hanno voluto brochure autoreferenziali che raccontassero quanto “sono bravi”!

  2. Servirebbe una bella rivoluzione comunicativa! Mi confermi, purtroppo quello che ho avuto già modo di constatare. E’ sempre riconducibile ad un problema di mentalità? Nel senso che non cisi vuole aprire a nuovi modi di comunicare, per paura o per una banale sfiducia nella rete? Prima pensavo fosse un probelma legato alla dimensione anagrafica, invece mi rendo conto che il problema è più profondo. Ci sono dei timidi segnali, ma non si capisce perchè ancora siano timidi.

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