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Non Profit e Social Media, rapporto ancora da costruire

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E’ stata pubblicata oggi un’interessante indagine, con un una nuova ed esaustiva infografica, condotta da ContactLab “Non Profit Report 2011”, in collaborazione con VITA Consulting, che evidenzia come ancora tra il terzo settore e i Social Media l’intesa sia ancora tutta da costruire. E chi dona è giovane e donna

help worldUtilizzano i social network, più o meno spesso, per scrivere post o caricare foto, ma solo in parte li frequentano per tenersi aggiornati sui progetti delle Onlus di proprio interesse, preferendo newsletter e siti web. Cercano un contatto diretto con le organizzazioni, chiedono trasparenza e concretezza.  Sono gli utenti fedeli al terzo settore fotografati nei loro comportamenti digitali dal nuovo approfondimento inedito del Non Profit Report 2011, l’indagine realizzata la scorsa primavera da ContactLab in collaborazione con VITA Consulting. La nuova infografica di approfondimento, pubblicata oggi su http://www.contactlab.com/nonprofitreport ci offre nuovi dettagli per conoscere meglio questi stessi utenti. 

I social network: un mondo ancora da esplorare

La metà degli intervistati – il 49% degli oltre 20.000 contatti già presenti nei database di 38 organizzazioni non profit in Italia, invitati a rispondere a un questionario online – dichiara di utilizzare i social network per scrivere post, caricare foto e partecipare a gruppi. Cambia però la frequenza: solo il 14% riconosce infatti di avere una presenza social attiva e assidua, mentre un ulteriore 35% scrive, commenta o condivide contenuti sul proprio profilo più raramente, pur mantenendosi aggiornato sulle attività dei propri amici e contatti. 

Quando si parla invece in modo più specifico di non profit, un utente su quattro dichiara di seguire una o più Onlus sui social network. Lo fa perché trova che la comunicazione sui social media sia più diretta e vicina alla gente (50%) o per fedeltà ad una specifica Onlus, sulle cui iniziative desidera tenersi sempre aggiornato (16%).

È interessante invece sottolineare come tra chi al contrario dichiara di non frequentare le pagine social delle organizzazioni non profit, l’11% non ne trova interessante o rilevante la presenza. Ancora una volta sono i contenuti che potrebbero fare la differenza: chi ricorda una particolare fanpage, cita l’organizzazione della pagina (47%), i post (29%) e le foto pubblicate (13%).

Questi dati dimostrano che la comunicazione non si improvvisa – a parlare è Massimo Fubini, amministratore delegato di ContactLab, che commenta i risultati della ricerca -. Non basta creare una fanpage per catturare l’attenzione degli utenti: la presenza sui social network va pensata e integrata all’interno di una strategia online che miri a costruire e mantenere un dialogo coi propri sostenitori e donatori. Una comunicazione costante e coerente con le specificità dei mezzi utilizzati può diventare determinante per fidelizzare i propri contatti e potenziare il foundraising”.

Trasparenza, chiarezza, continuità dei messaggi uguale fidelizzazione

Gli utenti chiedono trasparenza e concretezza: lo fanno manifestando l’esigenza di un’area riservata all’interno del sito delle Onlus (62%), per poter seguire da vicino lo sviluppo dei progetti o chiedendo maggiore cura dei contenuti, nelle newsletter così come nelle pagine social. Vorrebbero trovare più storie, magari illustrate da fotografie e accompagnate dai commenti degli stessi utenti che desiderano condividere la propria esperienza e portare una testimonianza del proprio impegno a sostegno di una causa.

Il passaparola, ancora oggi principale strumento di informazione per un utente su sei, aumenta esponenzialmente la sua portata grazie ai social network: un’opportunità da sfruttare allargando e rafforzando la propria rete di contatti e sostenitori, oggi più che mai capaci di diventare ambasciatori delle iniziative delle Onlus.

“La fidelizzazione oggi passa soprattutto attraverso la chiarezza, la trasparenza, la semplicità e la continuità dei messaggi – prosegue Fubini -. Per creare engagement e convincere i donatori occasionali a sposare non più solo una specifica iniziativa, ma una Onlus con tutta la sua storia e la sua missione, sarà sempre più necessario sfruttare la sinergia tra i diversi canali di comunicazione online, intuendone e mettendone a frutto le specificità. La sfida per le organizzazioni non profit rimane quella di coinvolgere e coltivare l’interesse delle fasce più giovani: in quest’ottica l’integrazione tra i canali dell’offline e dell’online, con il quale i più giovani hanno già maggiore dimestichezza, si rivela sicuramente vincente. Non dimentichiamoci infatti che questi ‘futuri adulti’ saranno i donatori di domani.

Il dono online è giovane e donna

Una nota di costume chiude l’approfondimento sulle abitudini degli utenti fedeli al terzo settore: chi dona online, il 39% dei rispondenti, è nella metà dei casi donna, mentre quasi due su cinque (il 37%) ha meno di 40 anni.

Franz Russo
Franz Russo
Franz Russo, fondatore, nel 2008, del blog InTime, ho collaborato con grandi aziende nazionali e internazionali, come consulente per strategie di comunicazione e come divulgatore. Da sempre impegnato nella comunicazione digitale, cerco di unire sempre una profonda passione per l’innovazione tecnologica a una visione olistica dell’evoluzione dei social media e degli strumenti digitali. Il mio percorso professionale in questo campo, iniziato nel 2007, è stato caratterizzato da un costante impegno nel raccontare e interpretare i cambiamenti nel panorama digitale. Il mio approccio si basa su un mix di analisi strategica, creatività e un profondo impegno per il racconto e la divulgazione.
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1 commento

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