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Meta AI usa i nostri dati e non si può disattivare, alcune considerazioni

Meta AI è arrivata da poco in Italia. Ma ci sono due aspetti che vanno approfonditi: l’uso dei dati pubblici degli utenti e l’impossibilità di disattivare l’IA. In questo articolo provo a verificare le implicazioni, tra privacy, consenso. E anche un confronto con Grok di X.

Come sapete, Meta AI è attivo anche in Italia da qualche giorno[1]. È arrivato anche su WhatsApp, dove praticamente tutti gli utenti hanno visto questa iconcina circolare che, una volta attivata, risponde a delle domande e a dei problemi.

Per cercare di chiarire il motivo di questa considerazione, che si basa essenzialmente su due elementi, provo ad essere un po’ più chiaro, per farvi entrare nella logica di ciò che dirò più tardi, soprattutto su questi due punti.

Un assistente a tratti invadente

Immaginiamo di essere in una grande stanza e di osservare ciò che accade, accompagnati da una persona che chiameremo il nostro assistente particolare.

Quando abbiamo qualcosa da chiedere, ci rivolgiamo a questo assistente che risponde alle nostre domande in maniera molto precisa e dettagliata, offrendo anche la possibilità di approfondire successivamente.

Intanto, continuiamo il nostro giro in questo palazzo osservando tutte le stanze: in ogni stanza c’è qualcosa che ci incuriosisce, e chiediamo al nostro assistente.

Il problema è che questo assistente ci segue in continuazione, anche quando non lo interpelliamo: ci osserva, ascolta le nostre azioni, guarda con chi parliamo e ascolta cosa diciamo con le altre persone che incontriamo.

Il problema sorge quando ci accorgiamo che questa presenza diventa, ad un certo punto, pesante e vorremmo mandarla via, ma non riusciamo a trovare un modo per farlo. Non c’è la possibilità, per così dire, di disattivarla.

MetaAI usa i nostri dati e non si può disattivare, alcune considerazioni
MetaAI usa i nostri dati e non si può disattivare, alcune considerazioni

Il primo problema di Meta AI: l’uso dei dati pubblici

Ed è qui che entro sul tema, cercando di spiegare i due elementi cardine che riguardano Meta AI (e non solo).

Intanto, MetaAI è presente in Unione Europea dal 20 marzo, dopo aver – per così dire – migliorato la sua aderenza, la sua compliance, al GDPR.

Il GDPR, questo regolamento sulla protezione dei dati entrato in vigore in Unione Europea nel 2018, ha rivoluzionato il modo in cui vengono gestiti i dati.

Ebbene, ci sono due aspetti che meritano attenzione.

Il primo è che, inizialmente, avevo creduto che Meta AI non usasse i nostri dati per allenare la sua intelligenza. In realtà, le cose sono diverse. Se provate a chiedere a MetaAI, su Facebook, Instagram o WhatsApp, se utilizza i vostri dati, la risposta standard è: “No, non utilizzo i dati“. Tuttavia, la realtà è più complessa.

Meta AI usa i dati pubblici degli utenti

Meta AI usa i dati pubblici degli utenti: per “dati pubblici” intendo i post, le immagini e i commenti resi visibili a tutti. Questo significa che, per evitare di dare in pasto i nostri contenuti all’intelligenza artificiale, bisognerebbe passare in modalità privata. Nella modalità privata l’IA non riuscirebbe a prelevare i dati che non vogliamo rendere pubblici.

Questo approccio non va proprio nella direzione del GDPR, il cui fondamento è il consenso informato e la capacità di controllo da parte dell’utente all’interno delle piattaforme digitali.

Cosa c’è all’interno del Privacy Center

All’interno del Privacy Center[2] non è ben spiegato se e come si debbano pubblicare i nostri contenuti. Meta non dà spazio a questo aspetto; il link di riferimento, che fornirò in calce al video, spiega che se non volete che MetaAI utilizzi i vostri dati, dovete passare in modalità privata. Questa soluzione, però, può essere valida per alcuni e meno per altri.

Parliamo di consapevolezza: è importante che, da un lato, la piattaforma fornisca l’informazione corretta e, dall’altro, che ciascuno adotti l’atteggiamento giusto nella condivisione dei contenuti. Solo in questo modo possiamo essere consapevoli e responsabili dell’uso dei nostri dati.

Secondo problema di Meta AI: non può essere disattivata

Il secondo elemento, che cozza maggiormente con il GDPR, è il fatto che l’intelligenza artificiale non può essere disattivata. Non esiste un tasto o un’opzione che permetta all’utente di scegliere se utilizzare o meno l’IA.

L’unica cosa possibile, in assenza di una modalità di disattivazione, è di non utilizzarla: di non interpellarla, di non fare in modo che possa entrare nelle vostre conversazioni. Ma l’IA si alimenta delle richieste (i cosiddetti prompt), dei risultati e delle risposte, continuando a prelevare dati.

Da tutte le piattaforme – Instagram, Messenger, WhatsApp e Facebook – le risposte pubbliche attingono anche ai risultati pubblici, senza possibilità di disattivare l’IA. Questo ulteriore elemento non collima con il GDPR, perché non offre la possibilità di scegliere.

Il confronto con Grok di X

Se volessimo fare un paragone, ci riferiremmo a Grok di X (la piattaforma che prima era Twitter, di proprietà di Elon Musk). Grok, che è l’IA di X, funziona in maniera simile: è integrato nella piattaforma, usabile anche senza abbonamento (con alcune limitazioni) fino alla versione Premium+. Anche Grok, comunque, utilizza di default i dati pubblici degli utenti, non appena si attiva un account.

L’unica azione possibile è quella di andare nelle impostazioni della privacy, nella sezione dedicata a Grok, e disattivare l’opzione di raccolta dati pubblici. Attenzione: se si effettua questa operazione, Grok continuerà a utilizzare i dati già condivisi, mentre solo i dati futuri non verranno più prelevati.

Un ulteriore elemento è la possibilità di eliminare la cronologia delle conversazioni con l’IA. Pur essendo un aspetto leggermente più in linea con il GDPR, sul consenso informato rimane comparabile a MetaAI.

In sintesi, stiamo parlando di due esperienze molto simili che, da un lato, permettono un minimo di controllo. Anche Grok suggerisce, come ultima ipotesi, di passare in modalità privata per evitare che i propri dati vengano prelevati. Tuttavia, questo comporta una significativa riduzione nella visibilità e nelle condivisioni dei propri contenuti.

Grok (X) Meta AI
Opt-out disponibile ✅ Sì ⚠️ Sì, ma difficile da trovare
Disattivazione IA ✅ Parziale (nessuna interazione) ❌ No
Consenso esplicito ❌ No ❌ No
Trasparenza IA ⚠️ Media ❌ Bassa
GDPR compliance 🟡 In dubbio, ma più avanzato 🔴 Più problematico

La IA entra nelle piattaforme digitali per cambiarle 

Quindi, si tratta di un passaggio inevitabile: l’intelligenza artificiale sta entrando nelle piattaforme digitali e, come già anticipato in un mio video precedente, questo cambierà radicalmente il nostro modo di interagire non solo con le piattaforme ma anche tra di noi.

Le relazioni e le conversazioni tra utenti saranno inevitabilmente influenzate dall’uso dell’IA. Dobbiamo farlo in maniera informata e consapevole, sapendo se i nostri dati saranno dati in pasto all’intelligenza artificiale e avendo la possibilità di scegliere, in linea con il consenso informato richiesto dal GDPR.

Il GDPR poggia la sua intera esistenza su questo principio: anche se non c’è un obbligo esplicito, la dichiarazione di consenso dovrebbe far parte dell’esperienza dell’utente, permettendogli di scegliere se concedere i propri dati.


Guarda il video


Questi sono, in sostanza, i due elementi che rendono Meta AI un caso particolare.

Adesso bisognerà osservare se Meta intende, in questo scenario globale – complicato da aspetti geopolitici, finanziari e normativi – adeguarsi pienamente al regolamento europeo. Vedremo anche come reagirà l’Unione Europea a questi due punti critici, soprattutto considerando le tensioni nei rapporti con gli Stati Uniti e l’eventuale questione dei dazi e della web tax che colpiranno le big tech.

Non è uno scenario facile, e vedremo come evolveranno le cose. Ci interrogheremo se Meta AI diventerà più conforme al GDPR.

Condividete le vostre esperienze e i vostri pensieri: se Meta AI è stata utilizzata, se eravate informati sull’uso dei vostri dati. Fatemelo sapere nei commenti.

 

Riferimenti e fonti

Diamo valore ai contenuti veritieri. Durante la ricerca per scrivere questo contenuto sono state consultate 2 fonti.

  1. (n.d.). Meta AI arriva anche in Italia, la IA cambia i social media. Retrieved from https://www.franzrusso.it/condividere-comunicare/meta-ai-arriva-anche-in-italia-la-ia-cambia-i-social-media/
  2. (n.d.). AI at Meta. Retrieved from https://www.facebook.com/privacy/guide/generative-ai/
Franz Russo
Franz Russo
Franz Russo, fondatore, nel 2008, del blog InTime, ho collaborato con grandi aziende nazionali e internazionali, come consulente per strategie di comunicazione e come divulgatore. Da sempre impegnato nella comunicazione digitale, cerco di unire sempre una profonda passione per l’innovazione tecnologica a una visione olistica dell’evoluzione dei social media e degli strumenti digitali. Il mio percorso professionale in questo campo, iniziato nel 2007, è stato caratterizzato da un costante impegno nel raccontare e interpretare i cambiamenti nel panorama digitale. Il mio approccio si basa su un mix di analisi strategica, creatività e un profondo impegno per il racconto e la divulgazione.
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