Inaugurato ufficialmente M9, il museo multimediale del ‘900, un esempio di tecnologia, innovazione, architettura sostenibile che permette a tutti di fare un viaggio nella nostra storia. La struttura sorge a Venezia Mestre in un ambito di riqualificazione urbana e prevede 8 sezioni tematiche per 2.610 metri quadri di esposizione permanente e 1.400 metri quadri di esposizioni temporanee.
“La storia siamo noi” cantava De Gregori in una sua celeberrima canzone, “La Storia”, e oggi questa semplice frase aggiunge un significato ancora maggiore a quello che siamo. E, soprattutto, in un’epoca in cui tutto sembra orientato ad una velocità quasi insostenibile, trovare il tempo di pensare alla nostra storia diventa quasi necessario, ma altrettanto difficile. Nel senso che raccontare la storia oggi deve necessariamente essere parte della realtà in cui viviamo, in modo tale da essere conosciuta e compresa anche dalle nuove generazioni che quella storia non l’hanno vissuta e, spesso, tendono ad ignorarla. E’ questa l’impressione, bella, che rimane dopo aver visitato, durante l’inaugurazione ufficiale, M9, il museo interamente multimediale del ‘900 che sorge a Venezia Mestre, un luogo dove la storia si fonde con l’innovazione e la tecnologia di oggi, dando vita ad un vero spazio sostenibile, innovativo, dinamico.
La sensazione che lascia è quella di aver visto e conosciuto pezzi di storia, dettagli, sfumature, elementi che forse non avremmo avuto l’occasione di vedere se non ci fosse stato questo Museo, dedicato ad un secolo non certo facile per il nostro paese. Ma la modalità multimediale e interattiva, solo con video, immagini, schermi touch screen, video in 4K, rende tutto il nostro secolo a portata di mano. Il Museo ti avvolge e ti guida alla conoscenza di come noi italiani eravamo, di come ci siamo evoluti sotto tutti i punti di vista, dei fatti storici che hanno segnato la nostra storia. Può capitare, infatti, di vivere, all’interno dell’arena, un’area fatta di schermi che riproduce video storici, l’esperienza di assistere ad uno dei comizi di Togliatti, interpretato da un attore, che sembra quasi che sia lì. La stessa impressione la si ha nel discorso alla Camera di Aldo Moro dopo le elezioni del 20 giugno del 1976, quelle storiche in cui votarono gli elettori dai 18 anni in su per la prima volta.
Il Museo si sviluppa due piani di nostra permanente, il primo e il secondo, 2.610 metro quadri in 8 sezioni:
- Come eravamo, come siamo. Demografia e strutture sociali.
- The Italian way of life. Consumi, costumi e stili di vita.
- La corsa al progresso. Scienza, tecnologia, innovazione.
- Soldi soldi soldi. Economia, lavoro, produzione e benessere.
- Guardiamoci intorno. Paesaggi e insediamenti urbani.
- Res publica. Lo Stato, le istituzioni, la politica.
- Fare gli italiani. Educazione, formazione e informazione.
- Per farci riconoscere. Che cosa ci fa sentire italiani.
In occasione della nostra visita abbiamo avuto modo di conoscere e intervistare Michelangela Di Giacomo, ricercatrice che ha preso parte a team curatoriale del Museo, che ci ha raccontato come è nata l’idea del Museo. Pensate che per visitarlo tutto ci vorrebbe una settimana!
Il tutto attraverso una narrazione assolutamente multimediale. Tutti i materiali digitali, ossia, 6 mila foto, 820 video per circa 10 ore d filmati montati, 500 record di materiale iconografico, tra manifesti, periodici, quotidiani e materiale grigio, 400 file audio, provengono da 150 archivi; le installazioni multimediali e interattive sono 60, in contenuti sono curati da 47 tra storici, sociologi, architetti, scrittori. Tra questi figurano nomi come Giuliano Amato, Walter Barberis, Aldo Cazzullo, Tiziano Treu, ne comitato scientifico, e anche Giuseppe De Rita, Irene Bignardi, Ernesto Galli della Loggia. Figura anche il nome di Luca De Biase, molto conosciuto parlando di tecnologia e innovazione che ha curato la sezione “La corsa al progresso“.
M9 è un progetto della Fondazione di Venezia, realizzato dallo Sauerbruch Hutton, noto per la sostenibilità dei criteri progettuali, che ha proposto per M9 soluzioni strutturali e impiantistiche all’avanguardia per ridurre il fabbisogno energetico. Il Museo presenta questi edifici caratterizzati da colori che richiamano i colori del luogo in cui serge la struttura. Sono state impiegate ben 20 mila elementi di ceramica policroma che rivestono le facciate delle strutture e 13 sono i colori che si introducono perfettamente nel cotesto turbano.
Ma il Museo è al tempo stesso anche un esempio di smart city, è la prima isola digitale di Mestre che presenta caratteristiche proprio di una città che produce e riutilizza energia. Infatti sono 86 mila i Kwh di energia solare annua media prodotta da 276 pannelli fotovoltaici. All’interno della struttura sono poi presenti 63 sonde del campo geotermico, a 110 metri di profondità, che garantiscono il 100% del riscaldamento e il 40% del rinfrescamento; 2.260 metri quadri di sistema di attivazione di massa. Sono disponibili anche 10 e-bike.
M9 non è solo un Museo, termine che alla fine sta pure stretto, ma diventa un esempio di come la storia possa essere vitale guardando al futuro. Un’esperienza che va assolutamente fatta.