In questi giorni si sta compiendo la METAmorfosi di Mark Zuckerberg. Da promotore di valori progressisti a figura vicina al far right americano. Come e perché questa trasformazione potrebbe cambiare il suo posizionamento personale e di Meta.
La rielezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti, accompagnata dal consolidamento di figure come Elon Musk nel panorama tecnologico e politico, sembra aver segnato un punto di svolta per il CEO di Meta, Mark Zuckerberg.
Un uomo che, fino a pochi anni fa, incarnava la visione di un futuro digitale progressista e moderato, sembra ora essere oggi in preda a una METAmorfosi sorprendente. E, per certi versi, inquietante.
Per comprendere meglio la portata di questa mutazione, è utile fare un piccolo passo indietro.
La trasformazione del leader, Mark Zuckerberg
Mark Zuckerberg ha sempre rappresentato il polo opposto rispetto a Donald Trump e, in misura diversa, a Elon Musk. Durante la prima presidenza Trump, Meta (allora Facebook) aveva adottato una linea di moderazione dei contenuti che cercava di limitare la disinformazione e i discorsi d’odio.
Questo approccio aveva attirato critiche feroci da parte dei conservatori, che accusavano l’azienda di censura e di parzialità politica.
L’account di Trump, dopo i fatti di Capitol Hill venne sospeso anche su Facebook e su Instagram, su impulso proprio di Mark Zuckerberg.
Sono tutti passaggi storici che, visti alla luce di cosa accade oggi, lasciano un po’ perplessi.

Il rapporto conflittuale con Musk
Il rapporto con Musk è stato spesso conflittuale, con visioni opposte su temi come l’intelligenza artificiale e la regolamentazione delle piattaforme.
Ricordate quando i due stavano per organizzare un incontro per prendersi a botte. Si parlava anche del Colosseo. Sembra che si tratti di fatti di anni fa, ma in realtà sono episodi che si riferiscono allo scorso anno.
Zuckerberg, nella sua veste di imprenditore, ha preferito presentarsi a lungo come un leader progressista. Un fautore della diversità e dell’inclusione. La sua azienda è stata spesso indicata come grande esempio di inclusività.
Meta è sempre stata vista come un’azienda simbolo della Silicon Valley, attenta alle questioni sociali.
La METAmorfosi personale di Zuckerberg
Anche dal punto di vista personale, Zuckerberg si distingueva per il suo stile sobrio e uniforme. Sapete che era famoso per indossare sempre la stessa maglia grigia, che rifletteva una filosofia minimalista e una concentrazione totale sul lavoro.
Disse che non aveva tempo “per pensare a cosa frivole”, come quella di vestirsi.

Voleva distinguersi anche su questo in una chiave sempre progressista. E mai conservatrice.
Una visione che cozza letteralmente con la sua immagine attuale, più spavalda, che si manifesta in un look più casual e accessori vistosi come catene al collo.
È evidente che oggi il quadro è cambiato e con esso anche Zuckerberg, come ma prima d’ora.
Nei giorni scorsi, Zuckerberg ha incontrato Donald Trump nella sua tenuta di Mar-a-Lago. Questo incontro, il secondo documentato dopo la vittoria elettorale del 2024, ha segnato un ulteriore avvicinamento tra i due.
La chiusura dei programmi DEI all’interno di Meta
Quasi contemporaneamente, Meta ha annunciato la chiusura dei programmi DEI, una mossa interpretata come un tentativo di rispondere alle critiche conservatrici che considerano queste iniziative divisive e orientate ideologicamente.
E dopo aver incontrato Trump, Zuckerberg è comparso come ospite nel podcast di Joe Rogan, uno dei podcast più ascoltati al mondo sempre molto controverso.
Qui il CEO di Meta ha espresso rammarico per non aver resistito maggiormente alle pressioni governative durante la pandemia. Ha ammesso che l’amministrazione Biden aveva richiesto interventi per censurare contenuti, anche satirici, sul COVID-19.
Parole che indicano una presa di distanza dalle politiche di moderazione che avevano caratterizzato Meta negli anni precedenti. Non senza difficoltà, va detto.
In un commento che ha generato ulteriori polemiche, Zuckerberg ha inoltre affermato che le politiche legate al DEI hanno finito per “castrare” le aziende, sottolineando la necessità di un ritorno a una maggiore “energia maschile” delle aziende. Anche questo cambio di retorica va compreso in questa trasformazione personale e aziendale.
Zuckerberg chiede a Trump di intervenire
Inoltre, Zuckerberg ha chiesto al presidente eletto Trump di intervenire presso l’Unione Europea per fermare le multe contro le aziende tecnologiche americane. Anche questo rappresenta un tentativo di costruire un rapporto più stretto con l’amministrazione statunitense per proteggere gli interessi di Meta. Ulteriore elemento dell’allineamento in atto.
Come riportato anche qui sul nostro blog, tutto questo periodo di trasformazione comprende la decisione di terminare le collaborazioni con i fact-checker indipendenti negli Stati Uniti. Una mossa che introducendo, di fatto, un sistema di “Community Notes” ispirato alla linea di Elon Musk su X (ex Twitter).
Si tratta di un pesante cambio di rotta giustificato dalla necessità di tutelare la libertà di espressione. Nella realtà delle cose, si tratta di un segnale di allineamento con la filosofia di Musk e con le posizioni del far right americano. Per cosa? Per compiacere e compiacersi.
Le conseguenze della METAmorfosi
Posto quindi che si tratta di una METAmorfosi, e che quindi coinvolge Zuckerberg da punto di vista personale e non solo, è evidente che tutto questo ha, e avrà delle conseguenze.
Gli investitori hanno già espresso preoccupazioni sul rischio che Facebook e Instagram possano perdere il loro carattere distintivo per avvicinarsi a un modello simile a X, con una moderazione più permissiva che potrebbe alienare alcuni inserzionisti.
Questa trasformazione potrebbe indebolire la fiducia nel brand Meta, con effetti negativi sulle entrate pubblicitarie, che costituiscono il pilastro economico dell’azienda.
Stiamo parlando di 40 miliardi circa di fatturato a trimestre (dati 2024). Nel terzo trimestre i ricavi pubblicitari sono anche cresciuti del 19%, rispetto al 2023.

Inoltre, l’allineamento di Zuckerberg con Trump solleva dubbi sul futuro delle relazioni internazionali di Meta, in particolare con l’Unione Europea.
Le richieste di Zuckerberg al presidente eletto per mitigare le multe imposte dall’UE alle aziende tecnologiche americane rappresentano un tentativo evidente di rafforzare la protezione delle big tech, ma potrebbero anche intensificare le tensioni tra Stati Uniti ed Europa.
Questa svolta, da un lato, potrebbe rappresentare una mossa per proteggere Meta dalle pressioni politiche, cercando di mantenere la propria posizione dominante.
Meta e il suo nuovo posizionamento conservatore
Dall’altro, potrebbe indicare una ridefinizione del ruolo di Meta come piattaforma, con un impatto significativo sulla moderazione dei contenuti e sulla libertà di espressione. E questo sembra abbastanza evidente.
Avendo chiaro tutto questo scenario e questo cambiamento, la domanda da porsi ora è: ma quale sarà il prezzo di questa METAmorfosi?
Domanda alla quale è difficile rispondere ora con precisione. Lo sforzo di questa riflessione è di provare a darne qualcuna e, magari, di provare a suscitare qualche riflessioni in più.
Zuckerberg da eterno “ragazzo d’oro” con la maglietta grigia, da promotore di valori progressisti, si sta trasformando in una figura sempre più allineata con la linea di Trump e Musk. E non solo, il CEO di Meta sta riscrivendo il suo posizionamento personale e quello della sua azienda.
Gli scenari a cui ci stiamo preparando sono del tutto inediti per il futuro delle piattaforme digitali. Una cosa è certa: la metamorfosi di Zuckerberg non passerà inosservata.