Nell’anno della pandemia da Covid-19 gli italiani hanno trascorso più tempo sullo smartphone: +69% e 77 ore online al mese.
Nell’anno della pandemia da Covid-19 gli italiani hanno trascorso più tempo sullo smartphone. Un dato che potrebbe sembrare scontato, anche in virtù del grande amore che gli italiani, da sempre, dimostrano verso i dispositivi mobili. I dati dell’Osservatorio Mobile B2C Strategy, della School of Management del Politecnico di Milano, ci mostrano l’uso dello smartphone da parte degli italiani sia cresciuto del 69% rispetto all’anno precedente. Italiani quindi chiusi in casa, ma con una “porta” verso l’esterno rappresentata dal proprio smartphone.
Possiamo quindi dire che il 2020 è stato per gli italiani l’anno dello smart working, abbiamo visto come gli smart worker siano ormai oltre 6,5 milioni, e l’anno dello smartphone. Gli italiani hanno utilizzato il proprio dispositivo facendolo diventare lo strumento principale attraverso il quale comunicare, navigare in internet e fare tutta una serie di attività che sono state “riscoperte”, grazie alla necessità. Ma sappiamo bene come da questo presente non si torna più indietro e questo le aziende lo sanno benissimo. Non è un caso che nel 2020 il mobile advertising cresca del 9%, quando tutto il comparto advertising in Italia è stato in sofferenza, e lo è ancora.
Ma passiamo a vedere qualche dato più nel dettaglio.
Gli italiani 77 ore online al mese
Nel 2020, gli italiani che si sono connessi via mobile sono stati 35,1 milioni, pari all’87% della popolazione Internet con un incremento di 1,5 milioni rispetto a un anno prima (+4,5%). In media, si trascorrono 77 ore al mese online da device mobili (+29% rispetto a dicembre 2019), pari all’83% del tempo speso a navigare su Internet. E poi, il 77% del tempo speso online su siti e app dei top brand italiani proviene infatti da device mobili, valore in netta crescita (+15 punti percentuali) rispetto a gennaio 2020.
Come ha sottolineato Andrea Rangone, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Mobile B2C Strategy del Politecnico di Milano, “La penetrazione di questo dispositivo è superiore a quella dei PC; siamo il secondo Paese in Europa per sola penetrazione della banda larga mobile e tra i Paesi più avanzati nello sviluppo del 5G; il 36% degli utenti internet italiani naviga solo da Mobile, contro una media del 23% nei 5 più grandi Paesi europei (EU5) e del 14% in USA“.
Gli italiani e la messaggistica
Dal punto di vista del messaging, dai dati si nota che l’SMS “è vivo e lotta insieme a noi”, si direbbe in questi casi. Infatti, l’SMS è ancora uno degli strumenti usati dalle imprese per relazionarsi con i propri clienti, ma nel 2020 sempre meno con finalità promozionali o di marketing. I volumi di messaggi inviati lo scorso anno, infatti, sono cresciuti del 3,5% raggiungendo quota 5,3 miliardi grazie all’incremento degli sms transazionali (conferme di pagamento o one time password) e di customer care, impiegati principalmente per notifiche legate ai servizi offerti (come ordini eCommerce o rinnovi di abbonamenti).
Per gestire l’emergenza, molte imprese hanno inoltre introdotto l’utilizzo di WhatsApp come nuovo canale di customer care e di consulenza per gli acquisti online. Molto spesso però l’attivazione di questo strumento è stata dettata dall’urgenza e, dunque, non è stato fatto un lavoro centralizzato di integrazione con gli altri canali, importante invece per avere una vista unica sui comportamenti e sulle interazioni con i consumatori.
L’incremento dell’utilizzo del mobile nell’ultimo anno è stato rilevante anche in relazione agli altri mezzi. Dalla indagine condotta in collaborazione con BVA-Doxa, infatti, il 97% dei Mobile surfer, anche se costretto in casa, non ha diminuito il tempo su Mobile; anzi, la gran parte di loro (69% del totale) l’ha incrementato. Inferiore invece la percentuale di utenti che ha aumentato l’uso di altri mezzi (60% la Tv, 52% il PC).
“La pandemia ha aumentato la fiducia nell’e-commerce: il 34% dei Mobile surfer dichiara di sentirsi più tranquillo negli acquisti online (a fianco di un 62% che lo era già)” – dice Antonio Filoni (Partner e Head of BU Digital, Social Media & Innovation, BVA-Doxa). – “Un ulteriore trend riguarda la crescente dematerializzazione degli elementi tipicamente presenti nel portafoglio dei consumatori: carte fedeltà, carte di pagamento, coupon e buoni sconto sono stati digitalizzati dal 77% dei Mobile surfer, valore che ha registrato una crescita di 9 punti percentuali rispetto a febbraio 2020”.
Le aziende, grandi e medie, hanno compreso che questo è ormai un fenomeno consolidato, e hanno iniziato a curare meglio la user experience, anche se i risultati non sono del tutto esaltanti. Da una indagine condotta su circa 80 aziende grandi e medio-grandi italiane, emerge che quasi tutte presidiano le diverse fasi del processo alla base di una buona user experience e che gran parte cerca di misurarne i benefici. In particolare, rispettivamente solo il 4% e il 3% dei brand non svolge alcuna attività di ricerca e progettazione, mentre il 7% salta le attività di testing volte a validare il prodotto appena sviluppato. nonostante questo, la gran parte di esse non ha ancora un approccio continuativo al tema, che potrebbe portare miglioramenti e benefici ancora più significativi.
Gli utenti premiano le aziende che curano la UX, infatti la quota di Mobile surfer che dichiara di aver dovuto, spesso o qualche volta, cambiare sito web o app per problemi di usabilità è diminuita dallo scorso anno, passando da 51% a 41% per i siti e da 46% a 39% per le app.
Italiani e Mobile Advertising: +9%
Infine, riallacciandoci a uno dei temi accennati all’inizio, nel 2020 aumentano gli investimenti pubblicitari sul Mobile: +9% rispetto all’anno precedente, raggiungendo quota 1,9 miliardi di euro. Il Mobile Advertising diventa quindi il mezzo principale dell’Internet Advertising, pesando il 55% sul totale, ed è quello che cresce di più.
A livello di formati si registrano andamenti in linea con quanto accade sul mercato del digital advertising: il formato principale è il video (in crescita del +11%), seguito dall’altro display advertising (+9%). La search, come negli anni passati, cresce in linea con il mercato (+9%), confermandosi in terza posizione. Stabile, invece, la componente di classified advertising, mentre continua il calo dell’sms advertising, che ha una quota sempre più marginale.