Secondo Jaron Lanier, colui che ha coniato il termine realtà virtuale, il web 2.0 è ormai sul punto di scoppiare, essendo ormai piatto e ridotto quasi ad una poltiglia di informazioni. Mi chiedo, perchè?

Jaron Lanier, da molti considerato un guru del web e dei new media, colui che ha inventato la frase “realtà virtuale“, famosa firma di Wired, il Wall Street Journal lo definisce “online pioneer”, ha da poco pubblicato un nuovo libro “You Are Not A Gadget” nel quale lamenta il fatto che ad oggi il web 2.0 non è altro che “un coro di voci appiattite su su stesse”, un “collettivismo”, come lo definisce, che non produce altro che la sensazione di partecipare a dei contenuti vuoti. Il fatto che tutti possano contribuire secondo Lanier non è da considerarsi un arricchimento. Al contrario. Sostiene che:
Quando si da modo a tutti di collaborare su tutto, si genera un sordo, risultato medio in tutte le cose. Non si ottiene l’innovazione. Se si vuole stimolare la creatività e l’eccellenza, è necessario introdurre alcuni paletti.
E pensare che il web 2.0 si muove su principi quali la condivisione e la collaborazione. Ora, è chiaro che nel caso in cui ci si apre a spazi sempre più estesi prima o poi bisogna porsi il problema di creare un limite, ma credo che questo, trattandosi poi della rete, sia un concetto già assodato. Pensare che quanto creato e realizzato fino ad ora, anche in termini di diffusione dei concetti che stanno alla base di internet e del web 2.0, non sia altro che un collettivismo senza senso, mi sembra veramente riduttivo.
Se è vero, come è vero, che la rete è libera, bisogna prendere coscienza del fatto che all’interno di esse si puà trovare tutto. Ma veramente tutto. E non c’è da scandalizzarsi. E questo non significa che non si possa fare “cultura web 2.0” solo perchè in giro vi sono “blog anonimi che con inutili commenti e scherzi frivoli” hanno appiattito i contenuti del web. Mi sembra un giudizio che non tiene conto di quanto sia vasta e varia la rete. Forse in tutto questo Lanier vuole intendere che tutto quello che gira sul web è appannaggio di un soggeto unico che decide un pò le sorti di tutto il web. E questo si che è un argomento interessante da trattare.
«Ai tempi della rivoluzione internet io e i miei collaboratori venivamo sempre irrisi, perché prevedevamo che il web avrebbe potuto dare libera espressione a milioni di individui. Macché, ci dicevano, alla gente piace guardare la tv, non stare davanti a un computer. Quando la rivoluzione c’è stata, però, la creatività è stata uccisa, e il web ha perso la dignità intellettuale. Se volete sapere qualcosa la chiedete a Google, che vi manda a Wikipedia, punto e basta. Altrimenti la gente finisce nella bolla dei siti arrabbiati, degli ultras, dove ascolta solo chi rafforza le sue idee».
Il problema è quindi come poter far prevalere la qualità e la veridicità dei contenuti senza che questi ossano essere inquinati da teppisti internauti. Pensare oggi che l’internauta sia molto più evoluto di ieri è un dato di fatto. E’ vero che esiste gente che guarda al web con una certa diffidenza e superficialità, ma ne esiste un’altra, ed è la maggioranza, che in questi anni è cresciuta, è maturata, è riuscita a costruirsi una coscienza capace di distinguere da ciò che va bene sul web e ciò che non lo è. E’ capace già da sè di fare una riflessione simile. E la fa tutti i giorni andando a scegliersi, da google, da wikipedia, dai social network, dai blog, ciò che vuole sapere, ciò che vuole leggere, ciò di cui ha bisogno per informarsi. Non credo al declino della rete. Credo il contrario. e credo anche che l’opinione di un pioniere com Larnier faccia solo bene, per quanto essa possa essere criticabile. Perchè da questa si può misurare il livello di maturità che ha raggiunto la rete. Lasciarsi sopraffare da opinioni di questo livello testimonierebbe, al contrario, una evidente fragilità, dando ragione a questa corrente di pensiero.
Non siamo gadget e non miriamo ad esserlo.
Quella di Larnier e’ una provocazione ed in quanto tale contiene una parte di eccesso e una parte di “cruda” verita’.
Diceva un premio Nobel che troppa informazione diventa confusione: tale massima fotografa la condizione attuale di Internet.
Dall’ altra parte, pero’, il Web 2.0 favorisce un “passaparola” che e’ capace di indirizzare con facilita’ chiunque verso i contenuti di maggiore livello qualitativo e relativamente a qualsiasi argomento.
Appunto, se da un lato si potrebbe evidenziare una grossa mole di informazioni che potrebbero indurre in confusione, ecco che dall’altro esistono gli strumenti per poter scegliere ciò che interessa veramente da ciò che invece si ritiene “mush”, per dirla alla Lanier. Quindi condivido la tua analisi.
Internet è condizione necessaria ma non sufficiente per un arricchimento culturale. A questo terreno fertile bisogna applicare intelligenza e soprattutto capacità di prendere posizioni e fare valutazioni. Solo così le potenzialità sono sfruttate a pieno. Ma per cortesia non iniziamo ad attaccare internet perchè poltiglia d’informazione. Meglio 1 milione di fonti (di cui tante migliaia inutili e/o false) che 5 fonti sterili e ripetitive.
Non posso che condividere quello che sostieni Paolo. Ci vorrebbe un pò di discernimento in più in tutto questo mush, solo questo. Va comunque dato atto a Lanier che nonostante la sua opinione abbia trovato pochi favori, è stata ed è un’occasione per riflettere e per pensare allo stato attuale e al futuro del web.