Un recente studio di Oracle, “Retail 2018: The Loyalty Divide”, ha messo in evidenza che i retailer sottovalutano la social advocacy e la possibilità di offrire esperienze personalizzate agli utenti. La ricerca mette in risalto che il 53% degli utenti ricercherà i prodotti sui social media prima di acquistarli e il 37% si fida dei brand e dei marchi suggeriti dagli influencers.
Il mondo del Retail, della vendita al dettaglio, stiamo parlando di un settore molto grande quindi che ingloba diverse categorie di prodotti, è in profonda trasformazione. D’altronde, chi no lo è? La digitalizzazione, i social media e tutti i meccanismi e le opportunità che essi generano stanno cambiando il modo in cui ci relazioniamo con le marche. La ricerca di Oracle, “Retail 2018: The Loyalty Divide“, condotta a febbraio di quest’anno, ascoltando 13 mila consumatori e 500 operatori del commercio al dettaglio in Francia, Germania, Regno Unito e India, USA, Brasile, Messico, Australia e Cina, ci offre uno spaccato molto reale. La fidelizzazione del cliente non passa più dalla raccolta punti, dalle carte, non funziona più.
La velocità delle relazioni oggi cambia anche il modo di vivere l’esperienza, i vantaggi adesso devono essere immediati e non più differiti. E, soprattutto, è bene che i brand costruiscano una presenza sui social media autorevole e affidabile, perchè dalla ricerca emerge il fatto che prima dell’acquisto gli utenti cercano il brand sui social media e cercano proprio quell’affidabilità a cui sono abituati o che si attendono, ma che, in alcuni casi, non trovano.
Altro elemento che evidenzia la ricerca è costituito dal ruolo sempre più crescente degli influencers, ormai sempre più seguiti dagli utenti che ritengono sempre più affidabili. Quindi, migliore presenza sui social media e una maggiore apertura verso la social advocacy sembra siano gli elementi che oggi fanno la differenza per il Retail, elementi ancora troppo sottovalutati.
Se il 58% dei retailers ritiene ancora che gli utenti siano desiderosi di prendere parte ai loro programmi di fidelizzazione, la ricerca evidenzia che solo il 32% degli utenti li prende in considerazione. Inoltre, solo il 45% dei retailers collabora con gli influencers mentre invece il 48% dei consumatori ritiene che i marchi recensiti di YouTubers siano più affidabili e che il 45% si fida dei social media.
Qualche dato più nel dettaglio per ciò che riguarda la social advocacy, l’aspetto della ricerca che più ci interessa:
- il 53% dei consumatori, come detto all’inizio, ricerca i prodotti sui social media prima di acquistarli;
- il 46% usa i social media per farsi un’idea dei prodotti dei brands
- il 43% dei consumatori condividerà sui social media l’esperienza attraverso foto
- il 43% dei consumatori è più portato a seguire influencers che postano contenuti dei marchi preferiti
- il 41% ritiene che le recensioni su YouTube siano più affidabili delle pubblicità dei marchi o delle loro comunicazioni
- il 37% ritiene più affidabili i marchi e i retailers raccomandati dagli influencers, piuttosto che quelli raccomandati dalle celebrità.
Nonostante questo scenario, dove si evidenzia una relazione sempre più diretta, basata sul ruolo dell’influencer come elemento legato all’affidabilità del marchio, esiste ancora quasi un terzo dei retailers, il 28% per la precisione, che sostiene che prenderà in considerazione solo attività legate alle carte fedeltà.
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Altro elemento che emerge dalla ricerca, che potete scaricare da questo link, è che mentre il 91% dei retailers ritiene che l’Intelligenza Artificiale sia attraente e utile per i consumatori, c’è da rilevare che solo il 26% dei consumatori la pensa in questo modo, non vale lo stesso per il restante 74%.