I Social Media, Facebook e MySpace per intenderci, non sono più da considerarsi solo una moda, sono ormai una realtà ben definita con milioni di iscritti che stanno suscitando enorme clamore soprattutto per il successo che stanno ottenendo nel nostro paese.
Ma bisogna fare delle considerazioni. Prima di tutto che cosa rappresentano questi siti e come mai tutto questo successo? Innanzitutto, e questo vale soprattutto per Facebook, sono dei luoghi attraverso i quali poter interagire con altre persone. Dove poter scambiare informazioni, esperienze, ricercare e trovare amici di cui non si aveva più notizia. E questa è proprio la natura stessa di Facebook. Così come MySpace, partendo dalla condivisione di dati e di esperienze, ha sviluppato sempre di più la funzione di mettere in contatto artisti emergenti che attraverso questo sito, condividendo le loro canzoni ad esempio, sono anche diventati famosi. Da qui il grande coinvolgimento di pubblico in tutto il mondo e da ultimo nel nostro paese, con l’esplosione del fenomeno Facebook che ha sorpreso un pò tutti. Ma che altri invece hanno letto in questo successi la nornale evoluzione di quegli strumenti di contatto, come le chat, che nel nostro paese hanno avuto sempre un enorme pubblico. La domanda che ci si pone ora è: ma fino a quando durerà? Credo ancora per molto, anche se la crisi si fa sentire anche per siti di questo tipo, di cui proprio qui abbiamo trattato.
E qui si approda alla seconda considerazione da fare. Ma si possono utilizzare siti del genere come strumenti di marketing, nel senso che possono fingere da volano per pubblicizzare questo o quel servizio? Di primo impatto vista la grande affluenza si potrebbe rispondere di si. Ma sono altre e tante le cose da considerare che la risposta potrebbe essere un “ni” oppure un “no categorico”. Proviamo a pensare una piccola azienda che decidesse di fare della pubblicità du Facebook, il primo problema che si potrebbe presentare è come misurare il successo o meno di una campagna pubblicitaria. Un centinaio di contatti su Facebook valgono di più o di meno rispetto ad una campagna su una piccola rete televisiva dove i contatti possono essere molto più alti e più ad ampio raggio? E poi c’è da considerare il costo che è molto alto se considerato rispetto ai metodi definiti tradizionali. Senza mettere in secondo piano il fatto che su siti di questo tipo, ma questo vale anche in generale, la pubblicità provoca fastidio. Poi la crisi di questo periodo non aiuta e le aziende preferiscono investire su metodi certi per fare pubblicità. Chi prima investiva liberamente, anche perchè si sentivano pionieri del genere, oggi ci pensano non una ma due volte prima di farlo. Allora quale la soluzione?
Lo scenario che abbiamo di fronte sta cambiando. Sta cambiando il modo di comunicare, sta cambiando il modo di fare marketing e di questo bisogna essere coscienti. Se da un lato c’è tanto clamore da parte del pubblico per gli strumenti di condivisione targati web 2.0, dall’altro, dal lato delle aziende, c’è impreparazione al fenomeno del web 2.0 in generale e che in questo momento di crisi generalizzata produce un sostanziale immobilismo che alla lunga potrebbe provocare delle brutte sorprese. Sono sempre dell’idea che questo è il momento opportuno per sperimentare nuovi metodi, avvicinarsi alle possibilità offerte da un nuovo modo di concepire il marketing per far si che la crisi possa provocare meno danni possibili.