Elon Musk alla fine ha ceduto alla Corte Suprema del Brasile. Ha così risolto lo scontro legale su X rimuovendo gli account che diffondevano disinformazione, pagato le multe e nominato un nuovo rappresentante legale.
Alla fine Elon Musk ha fatto dietro-front. Dopo settimane di scontro con il giudice Alexandre de Moraes, presidente della Corte Suprema Federale del Brasile, culminato nella sospensione di X in Brasile, Musk ha ceduto.
Il proprietario della piattaforma, attraverso i suoi avvocati, ha quindi ceduto alle richieste del STF (Supremo Tribunal Federal).
Eppure il rifiuto di cedere alle richieste portate avanti da de Moraes era per Musk una questione di principio inossidabile. Al punto da mettere a repentaglio la stessa piattaforma in Brasile, dove ci sono oltre 22 milioni di utenti. Il quarto paese con il numero di utenti più alto.
Evidentemente, lo stesso Musk, oltre la narrazione della censura, si deve essere reso conto che la situazione rischiava di diventare insostenibile. E certamente non un bel biglietto da visita in vista delle prossime elezioni presidenziali Usa.
Musk cede alle richieste di de Moraes
Come riporta il New York Times, Musk ha eseguito quanto de Moraes richiedeva da mesi. E quindi: ha rimosso gli account che il giudice aveva individuato come minaccia alla democrazia in quanto come diffusori di disinformazione; ha eseguito il pagamento delle multe che nel frattempo si sono accumulate; ha nominato un nuovo rappresentante legale in Brasile.
La Corte Suprema del Brasile, con un comunicato di sabato scorso, ha confermato tutte le azioni concilianti di X, ma ha affermato che la società non ha ancora depositato la documentazione corretta. La STF ha proceduto quindi a concedere a X altri cinque giorni per inviare la documentazione necessaria.
Questo comporta il fatto che X non è ancora ritornato online, ma è probabile che ritorni ad essere utilizzabile dagli utenti brasiliani nel giro di qualche giorno.
Uniformandosi alle richieste brasiliane, Musk mette fine ad un braccio di ferro che ha comportato perdite su diversi fronti.
X bloccato in Brasile e Bluesky cresce
Sul fronte degli utenti che hanno cominciato a frequentare altri lidi, nel frattempo Bluesky ha visto aumentare i propri utenti e superare il traguardo dei 10 milioni di utenti. Sul fronte dei ricavi, calati ulteriormente visto che la piattaforma era bloccata comportando per le aziende danni rilevanti.
Nei giorni scorsi molte aziende si erano appellate a Musk al fine di considerare la situazione dannosa venutasi a creare in un paese che usa ancora molto la piattaforma.
Anche Musk deve essersi reso conto che la situazione brasiliana avrebbe rischiato di travolgere la piattaforma in una situazione insostenibile.
Musk e il Brasile, era una scelta obbligata
Volendo guardare la situazione in maniera più diretta, Elon Musk comunque non aveva altra scelta. E questo era chiaro da settimane. I precedenti in India e in Turchia, dove la piattaforma ha seguito senza indugio le richieste dei due paesi, portavano a pensare che lo stesso sarebbe dovuto avvenire anche in Brasile.
Così è stato, alla fine, ma con un prezzo molto alto.
Se avesse fatto seguito alle richieste di de Moraes, Musk avrebbe evitato di attivare una campagna di insulti contro il giudice. Campagna che lo ha visto protagonista assoluto, in negativo.
Pochi giorni prima di cambiare rotta, X era stata riattivata in modo “involontario” secondo la società di Musk. In realtà, molti sono portati a pensare che il passaggio ai server Cloudfare ha messo in difficoltà gli ISP brasiliani, incapaci quindi di procedere alla disattivazione. Una mossa che alla Corte Suprema brasiliana è sembrata deliberata e voluta. E per questo motivo ha comminato una multa di quasi 1 milione di dollari al giorno a partire dal 19 settembre in avanti.
Ora tutto è sanato, Musk ha sotterrato l’ascia di guerra. Adesso il proprietario di X deve spiegare ai suoi, ai tanti politici e commentatori brasiliani, che lo avevano seguito il questa campagna brasiliana, cosa è cambiato.
Perché i mugugni e le lamentele cominciano a farsi sentire. E c’è chi parla di resa e capitolazione.
Resta il fatto che, al di là delle simpatie e nel rispetto delle posizioni di tutti, la libertà di espressione non deve mai essere confusa con la libertà di dire e fare ciò che si vuole, senza il rispetto delle regole. E questo caso ne è una dimostrazione chiara.