Il grande disservizio della IA Generativa a livello globale mette al centro alcune considerazioni. Intanto, la IA sta per cambiare radicalmente Internet. Ma i problemi energetici e infrastrutturali ci sono, e si vedono.
Nel momento in cui si registra il primo grande black-out dell’intelligenza artificiale generativa, forse è utile fare qualche breve considerazione.
Intanto, dopo una breve ripartenza ChatGPT di OpenAI è tornato di nuovo fuori servizio (down). Adesso, accedendo, viene visualizzata una pagina vuota. Oppure, in alcuni momenti compare la pagine che avverte che ChatGPT ha raggiunto la sua capacità massima.
In realtà, il problema sembra essere più grande di quello che sembra.
Questo perché nello stesso tempo altri servizi di IA Generativa sono stati fuori servizio. Come Perplexity AI e Claude di Anthropic. Entrambi si sono poi risolti.
Anche Gemini di Google ha subito un momento fuori servizio, seppur breve.
Vista la situazione insolita, e del tutto inedita, è possibile che la causa sia più infrastrutturale. Le richieste aumentano vertiginosamente e l’attuale struttura rischia di non essere più adeguata.
Ma oggi si sono registrati anche problemi che hanno riguardato Internet più in generale.
Il tema è quindi affrontare, con consapevolezza, cha stiamo andando incontro ad una nuova era e ci stiamo andando a velocità spedita.
Si tratta dell’era all’insegna della IA che cambierà radicalmente Internet.
Ma per fare in modo che tutto questo abbia senso dobbiamo mettere al centro il tema infrastrutturale e il tema energetico. Due temi che vanno di pari passo.
La corsa alla costruzione di nuovi data center è partita, ovunque. Così come la corsa ai chip per fare in modo che i servizi di IA, generativa e non, siano sempre più preformanti.
Ma serve adeguarsi nel migliore dei modi.
Quando si parla di ChatGPT, di Claude, di IA generativa, bisogna sempre entrare nella logica che stiamo parlando di servizi che richiedono energia in quantità enormi. Più sono intelligenti e più richiedono energia.
Si stima che ad oggi questi servizi riescono ad assorbile circa il 4% del fabbisogno energetico degli Usa. Ma c’è che prefigura che questo possa salire addirittura al 25% entro i prossimi 5 anni.
Per fare un esempio. L’Agenzia Internazionale per l’Energia ha dichiarato che una richiesta a ChatGPT richiede in media 2,9 wattora di elettricità. Equivalenti all’accensione di una lampadina da 60 watt per poco meno di tre minuti. Vale a dire quasi 10 volte superiore alla ricerca media di Google.
Sempre l’Agenzia afferma che la domanda di energia da parte del settore della IA dovrebbe crescerà di almeno 10 volte tra il 2023 e il 2026.
Ecco. Tutto questo pone una domanda seria. Dove prendiamo tutta questa energia per alimentare questi servizi?
E poi, siamo davvero pronti a vedere una nuova Internet nell’era della IA?
Queste sono solo alcune domande che attendono risposta. Infatti ci vorrà tempo.
Ma intanto voi che ne pensate?