Meta annuncia l’arrivo le Community Notes su Facebook, Instagram e Threads. Gli utenti potranno aggiungere note ai post per contestualizzarli, con regole precise. Funzionerà meglio del fact-checking?
In un post su Threads, Meta ha ufficialmente annunciato l’arrivo delle Community Notes su Facebook, Instagram e Threads.
Come ricorderete, l’annuncio fu fatto da Mark Zuckerberg qualche settimana fa, introducendo il sistema che sposta la responsabilità della verifica delle informazioni direttamente nelle mani degli utenti.
Questo segna la fine del tradizionale fact-checking gestito da organizzazioni indipendenti e porta con sé importanti implicazioni per l’informazione online.
Ma come funziona esattamente questo nuovo meccanismo e quali sono i rischi e le opportunità?
Come funzionane le Community Notes di Meta
Fino ad oggi, il fact-checking sulle piattaforme Meta avveniva attraverso una rete di verificatori indipendenti, che esaminavano post segnalati e decidevano se fossero fuorvianti o falsi. Applicando eventualmente avvisi di contesto o limitandone la diffusione.
Con le Community Notes, invece, tutto cambia. Il processo è decentralizzato, infatti saranno gli stessi utenti a proporre chiarimenti sui post e a determinarne l’affidabilità.
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Ma non tutti possono partecipare. Meta ha previsto specifici requisiti per diventare contributor alle Community Notes. È necessario: avere un account attivo da un certo periodo; rispettare le linee guida della piattaforma; mantenere un comportamento corretto.
Inoltre, ogni nota proposta è valutata attraverso un sistema di consenso che richiede l’approvazione di utenti con visioni diverse per evitare manipolazioni.
Un modello ispirato alle Community Notes di X
Se questo sistema vi suona familiare, non è un caso. Si tratta di un modello già implementato da X, la piattaforma di Elon Musk. Da tempo X ha abbandonato il fact-checking tradizionale a favore di un meccanismo di verifica basato sulla comunità.
E proprio X ha mostrato i limiti di questo approccio, con note che a volte rafforzano la disinformazione invece di contrastarla o che sono influenzate da gruppi organizzati.
Quali sono i rischi di questo sistema
La libertà di espressione è un valore fondamentale, ma lasciare la verifica dei fatti solo nelle mani degli utenti può aprire la strada a nuove forme di manipolazione.
Uno dei principali rischi è che le Community Notes siano poi usate per screditare fonti scomode o rafforzare narrazioni distorte, soprattutto se gruppi di utenti coordinati riuscissero a influenzarne il processo di approvazione.
C’è poi il problema della competenza. Ci si chiede infatti se gli utenti di Facebook, Instagram e Threads siano in grado di distinguere tra una fonte attendibile e una meno affidabile. Problema che tocca tutte le piattaforme digitali del resto.
O, forse, con questo sistema rischiamo di assistere a un sovraccarico di informazioni fuorvianti mascherate da ‘correzioni’ di contesto.
L’algoritmo del proprietario e la nuova direzione delle piattaforme
Il lancio delle Community Notes si inserisce in un quadro più ampio di trasformazione delle piattaforme social.
Una trasformazione in atto che ho cercato di sintetizzare con l’espressione “algoritmo del proprietario”.
Come abbiamo già discusso in altre occasioni, siamo sempre più di fronte a una dinamica in cui le regole del gioco vengono definite dagli interessi dei proprietari, con cambiamenti che riflettono la loro visione piuttosto che una strategia condivisa per migliorare la qualità dell’informazione online.
Se da una parte questo modello punta a dare maggiore autonomia alla community, dall’altra pone interrogativi su come verrà gestita l’informazione in futuro e su quanto i social media vogliano davvero assumersi la responsabilità della lotta alla disinformazione.
[L’immagine di copertina e tutte quelle che accompagno le condivisioni sui canali social sono state realizzate da Franz Russo attraverso il modello di IA Generativa Dall-E 3]