Il blocco di X in Brasile, che dovrebbe completarsi in questi giorni, solleva questioni su disinformazione e libertà di espressione a livello globale. Un precedente rischioso per le piattaforme digitali e per Musk.
“La vicenda del Brasile che riguarda X può portare ad epiloghi imprevisti. Fino, addirittura, alla messa al bando della piattaforma“.
Lo scrivevo in aprile e, in verità, non credevo che sarebbe poi successo. Ovviamente non lo scrissi solo io, ma pur avendo ipotizzato un epilogo estremo, credevo che fosse quasi impossibile.
E invece è successo. Anzi, per la precisione, sta per completarsi in queste ore.
La vicenda che riguarda X e il blocco in Brasile non nasce ovviamente questa estate, come avrete sicuramente modo di leggere ovunque. Inizia infatti qualche mese addietro e, per la sua evoluzione, rappresenta una situazione inedita. E un pericoloso precedente per la storia della piattaforma di Elon Musk.
La vicenda sulla libertà di espressione
Questa vicenda ci mostra chiaramente come non si possa più considerare X come un “semplice” social network. E come la libertà di espressione, sacrosanta all’interno di una democrazia, non debba sconfinare e legittimare il diritto a dire e fare tutto senza rispettare le regole. Perché questo è il punto su cui si discute e sui cui Elon Musk poggia, ormai, tutto il suo pensiero.
Come scritto anche qui su InTime Blog, la vicenda inizia ad aprile, giudice Alexandre de Moraes, presidente della Corte Suprema Federale del Brasile, si rivolge a X con la richiesta di sospendere alcuni account di utenti brasiliani. Questa richiesta è motivata dall’esistenza di una vasta indagine contro la disinformazione operata attraverso il web e i canali social media.
Gli account coinvolti dal caso X in Brasile
Gli account su cui si concentrava l’indagine del giudice de Moraes, la cui identità è stata rivelata nei giorni scorsi, riguardavano ex deputati federali, imprenditori, giornalisti, blogger e influencer alleati dell’ex presidente Jair Bolsonaro.
Tutti sospettati di diffondere notizie false e attaccare le istituzioni brasiliane. Si tratta, secondo la magistratura brasiliana di persone facenti parte delle cosiddette “milizie digitali”.
La situazione precipita con la richiesta di chiusura della sede brasiliana di X e la successiva richiesta di nominare un nuovo rappresentante.
Elon Musk ha sempre definito la richiesta di sospendere gli account individuati come una violazione delle leggi brasiliane, e della libertà di espressione. E, dunque, si è sempre opposto di rispettare la richiesta del giudice de Moraes, verso il quale ha scatenato una campagna d’odio, senza mezzi termini.
La mancata nomina di un rappresentante legale della sede brasiliana ha fatto scattare la messa al bando di X in Brasile.
La messa al bando di X in Brasile
Messa al bando che è stata confermata, all’unanimità, dalla Corte Suprema del Brasile, due giorni fa. E che adesso si appresta a diventare effettiva. Nel senso che la richiesta del giudice de Moraes deve essere osservata dalle aziende telefoniche operanti in Brasile nelle 24 ore successive, o al massimo entro giorni dal provvedimento.
Anatel, l’agenzia governativa che sovrintende alle telecomunicazioni in Brasile, ha il compito di far rispettare il blocco su scala nazionale. E alla richiesta si associa anche Starlink, la società di Musk che offre servizi internet, i cui beni brasiliani sono stati congelati in virtù della stessa richiesta di messa al bando di X.
La stessa società di Musk si sta appellando ad un tribunale Usa, dove l’azienda ha la sua sede, per fare ricorso contro la decisione di de Moraes.
Questa la vicenda in estrema sintesi, e non è facile davvero riassumerla in questo modo. Spero sia una sintesi chiara per tutti.
In tutto questo, il dibattito il Brasile è molto accesso.
X e la sfida di Elon Musk al Brasile per la libertà di parola
Dibattito acceso in Brasile e multe salate
Va aggiunto che la richiesta di messa al bando di X viene affiancata dal divieto di usare qualsiasi sistema VPN per aggirare il divieto di usare X. La multa è pesante: circa 8 mila euro per gli utenti che violeranno la regola.
Il presidente del Brasile, Lula, si schiera a favore di de Moraes e aggiunge che “non siamo obbligati a tollerare tutto ciò che fa Musk solo perchè molto ricco“.
La destra brasiliana è un subbuglio. L’ex presidente Bolsonaro attacca de Moraes e la Corte brasiliana, parlando di “dittatura” (come fa lo stesso Musk). E ha indetto una grande manifestazione per il 7 settembre a San Paolo.
Il dibattito in Brasile resta accesso e nonostante il vasto sostegno alla decisione di de Moraes c’è chi sostiene che comunque sia stata una scelta estrema presa troppo velocemente.
X in Brasile, l’impatto su utenti e imprese
È evidente che tutto questo avrà effetti sugli utenti e sulle imprese brasiliane.
Musk a fronte di tutto questo decide di dire addio a oltre 22 milioni di utenti, un numero enorme in momenti particolarmente difficile per X. Il Brasile è il quarto paese con il numero di utenti più alto.
Per non parlare delle conseguenze che questa decisione avrà sulle imprese del brasile.
E pensare che solo qualche anno fa gli utenti brasiliani di Twitter erano quasi 40 milioni. La fuga degli utenti, come altrove, è poi iniziata ad essere più sostenuta con l’arrivo di Musk. E ora rischia di intensificarsi.
Situazione che avvantaggia Bluesky e Threads
Le piattaforme che al momento stanno giovando di questo divieto su X in Brasile sono Bluesky con +2 milioni di nuovi utenti e Threads, di cui non si conoscono numeri in dettaglio.
X non è quindi più il luogo che rappresentava Twitter, con tutti i suoi limiti per carità.
Twitter era il luogo rappresentato per lo più da politici, giornalisti, celebrity. Era il luogo dell’informazione in tempo reale anche per il Brasile. Adesso resta un luogo dove le opinioni accese, estreme fino alla condivisione di teorie razziste, suprematiste e negazioniste vengono spacciate per libertà di espressione.
Quello che ormai da giorni, mesi, fa Elon Musk dal suo profilo. Tengo a precisare che questo non è un giudizio soggettivo, ma una constatazione oggettiva.
Prima di chiudere, vale la pena soffermarsi un attimo su un ultimo aspetto.
X, che prima era Twitter, viene bloccato in un paese universalmente riconosciuto come democratico. Ed è questo un tassello enorme che caratterizza questo come un precedente che peserà sulla storia stessa di X.
I paesi dove X è già bloccato
E va anche ricordato che X, nel recente passato, ha invece rispettato le richieste governative che venivano mosse, ad esempio, dall’India per citarne uno.
Ma va ricordato che X è tuttora vietato in: Russia; Cina; Iran; Corea del Nord; Turkmenistan; Myanmar; Pakistan; Venezuela.
Rispetto a questi divieti, Elon Musk non ha mai parlato di censura e dittatura.
Una seria riflessione sulle piattaforme e digital governance
Questa vicenda deve necessariamente aprire una seria riflessione sul ruolo che oggi hanno le piattaforme digitali, perché di questo si parla. Piattaforme utilizzate per veicolare messaggi e influenzare l’opinione pubblica senza alcuna moderazione, se non di parte, aumentata da un algoritmo proprietario, realizzato per alimentare polarizzazione.
Il caso del Brasile potrebbe presto verificarsi altrove. Basti pensare all’UE e alla sfida di Musk contro un sistema di regole europee chiare e salde.
E nella seria riflessione sulle piattaforme non dimentichiamo quindi il grande tema della governance digitale. Tema mai affrontato seriamente e adesso se ne vedono le conseguenze.