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Altro che Rolex, possedere oggi un iPhone è indice di ricchezza

Altro che Rolex, se una persona possiede un iPhone allora questo può essere una chiara indicazione del fatto che sia una persona agiata o ricca. No non c’entra con le polemiche di questi giorni, ma è il risultato di una ricerca pubblicata sul National Bureau of Economic Research da economisti dell’Università di Chicago.

Solo a leggere la parola Rolex è facile pensare che sia un collegamento alle polemiche di questi giorni, e non entriamo qui nel merito. Ma di certo è, il Rolex, nell’immaginario collettivo un simbolo di ricchezza, un indicatore ormai acquisito del fatto che chi lo indossa sia una persona molto benestante. E invece le cose non stanno proprio così, nel senso che, se è vero che la società di oggi sta cambiando, se è vero, come è vero, che il digitale e la tecnologia stanno cambiando il modo in cui è oggi la società in cui viviamo (anche se molti ancora non se ne sono accorti), è vero anche che cambia anche il modo di vedere e di intendere se una persona è agiata o ricca. E come lo definiamo? A supporto di tutto questo arriva questa nuova ricerca pubblicata sul National Bureau of Economic Research, ad opera di un gruppo di economisti dell’Università di Chicago, dimostrandoci che in effetti non è il Rolex indicatore di ricchezza ma è l’iPhone. Si, avete letto bene (e noi non abbiamo sbagliato a scrivere) è l’iPhone.

iphone ricchezza rolex

Come dicevamo, i tempi sono cambiati oggi e sono cambiati anche gli indicatori che definiscono il reddito delle persone e delle famiglie. E a quanto pare possedere un iPhone è indice di agiatezza. Attenzione, per meglio chiarire il risultato a cui è giunta la ricerca, anche se prima ci siamo legati ai fatti attuali italiani, non è che chi possiede il dispositivo Apple è ricco, di certo chi lo possiede oggi può posizionarsi su una fascia di reddito più alta. Quello che sostengono i ricercatoti dell’Università di Chicago, Marianne Bertrand ed Emir Kamenica, è che nessun dispositivo meglio dell’iPhone, o dell’iPad (al secondo posto) è in grado specificare meglio se quella persona guadagna tanto.

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In pratica, lo si vede anche nella tabella che riportiamo, se una persona possiede un iPhone allora indica che per il 69% è una persona molto agiata; per il 66,9% de possiede un iPad e per il 59.5% se possiede un dispositivo Android. E’ un’indicazione interessante che poi diventa anche curiosa se paragoniamo questo dato, de 2016, con quello del 1992, ad esempio, quando per essere indicati come ricchi bastava avere un tipo di mostarda; oppure se lo paragoniamo al 2004 quando bastava consumare un tipo di burro molto particolare. Se guardiamo poi la parte che interessa i prodotti, allora nel 1992 si era ricchi se si possedeva una lavastoviglie e nel 2004 se si acquistava un’auto nuova. Nel 2016 si indica, in base ai prodotti, che si è una persona benestante se si viaggia negli Stai Uniti (70.9%), se si possiede il passaporto (70.3%) o se si possiede il bluetooth nell’auto (70.2%).

I dati sono stati ottenuti attraverso domande sottoposte ad un campione di circa 6.400 persone, con questionari semestrali e interviste dirette. Per la ricerca è stato anche utilizzato un algoritmo machine learning per analizzare i diversi gruppi e per comprendere meglio come fossero cambiate le loro preferenze nel corso del tempo. Il risultato a cui arrivano i ricercatori è quello di affermare che la società americana oggi, e le sue differenze culturali, è abbastanza compatta quando si parla di brand ed esperienze comuni.

Una lettura molto diversa da quella che racconta di una società americana, invece, molto divisa.

E voi che ne pensate?

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Franz Russo Blogger, Digital Strategist
Franz Russo, fondatore, nel 2008, del blog InTime, ho collaborato con grandi aziende nazionali e internazionali, come consulente per strategie di comunicazione e come divulgatore. Da sempre impegnato nella comunicazione digitale, cerco di unire sempre una profonda passione per l’innovazione tecnologica a una visione olistica dell’evoluzione dei social media e degli strumenti digitali. Il mio percorso professionale in questo campo, iniziato nel 2007, è stato caratterizzato da un costante impegno nel raccontare e interpretare i cambiamenti nel panorama digitale. Il mio approccio si basa su un mix di analisi strategica, creatività e un profondo impegno per il racconto e la divulgazione.
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