back to top

Addio a Yahoo: diventa Altaba e Marissa Mayer è pronta a dimettersi

Il processo di acquisizione, che Verizon ha lanciato nei mesi scorsi nei confronti di Yahoo, è andato avanti e ora comincia a delinearsi la nuova società. Si chiamerà Altaba e Marissa Mayer, attuale CEO dell’azienda di Sunnyvale, è pronta alle dimissioni.

Il processo di acquisizione che Verizon, colosso americano delle telecomunicazioni, ha avviato nello scorso mese di luglio, ha avviato nei confronti di Yahoo sta arrivando a compimento, ma non senza conseguenza. Infatti, la notizia è che da ciò che resterà dell’azienda di Sunnyvale ne nascerà una nuova e si chiamerà Altaba, una nuova società di investimenti.

marissa mayer yahoo altaba

Verizon aveva avviato l’acquisizione per 4,8 miliardi di dollari per impossessarsi dei principali servizi di Yahoo; una volta compiuto questo passaggio, prenderà vita Altaba. Il costo dell’acquisizione potrebbe subìre uno sconto di 1 miliardo, soprattutto per via della grandi e gravi violazioni di cui Yahoo è stata vittima, che hanno avuto come conseguenza la violazione di 500 milioni di account, in un caso, e 1 miliardo di account, in un altro. I dati di 200 milioni di account (parliamo del 2012) vennero messi in vendita, attraverso il dark web, per la cifra di 1.800 dollari.

Al momento non ci sono conferme ufficiali, ma Marissa Mayer, insieme al co-fondatore David Filo e ad altri membri del board Eddy Hartenstein, Richard Hill, Jane Shaw e Maynard Webb, è pronta a dimettersi. Il nuovo consiglio di amministrazione sarà quindi composto da soli 5 membri.

Esiste ancora il rischio, per via dei pesanti episodi di hacking che hanno colpito l’azienda, che la trattativa possa saltare, ma (come in realtà sembra) Altaba manterrà una quota del 15% in Alibaba e il 35,5% in Yahoo Japan. Il nuovo consiglio di amministrazione sarà composto quindi da Tor Braham, Catherine Friedman, Eric Brandt, Thomas McIrney e Jeffrey Smith.

Marissa Mayer arriva in Yahoo, da Google, nel mese di luglio del 2012 quando aveva 27 anni, ed era anche incinta. Il suo era un compito difficile, arduo, ossia quello di far risalire Yahoo, il primo vero motore di ricerca, mettendolo in condizione di poter competere, in primis, con Google. Impresa ardua e infatti così si è rivelata. A distanza di 4 anni resta il fatto che Yahoo non esisterà più. In questi anni gli errori commessi sono stati tanti, nonostante una campagna di investimenti che puntavano a rilanciare azienda e brand, ricorderete anche il lancio del nuovo logo, fortemente voluto dalla Mayer. In questi ultimi due anni la situazione in Yahoo era molto pesante, ricorderete i pesanti licenziamenti che la Mayer ha dovuto affrontare: il 20% della forza lavoro, tra il 2012 e il 2015. Senza contare la perdita di utili che Yahoo ha subito: da 310 milioni di dollari a 21 milioni di dollari, un crollo totale del 90%. Vendere dunque era l’unica soluzione. Una gestione, dunque, quella della Mayer, che non è riuscita nell’intento, e questo è il risultato.

Ma in questo modo sparisce un pezzo di web che tutti abbiamo conosciuto. Yahoo è nato nel 1994, quindi prima di Google, da due studenti della Standford University, David Filo e Jerry Yang. Yahoo è l’acronimo di “Yet Another Hierarchical Officious Oracle”. DIciamo addio quindi ad una realtà che non avremmo mai immaginato sparisse così. Tutto quello che resta, ossia competenze, tecnologia, esperienze, saranno semplicemente assorbite da Verizon che si porrà sul mercato come un vero colosso.

E voi che ne pensate?

avatar dell'autore
Franz Russo Blogger, Digital Strategist
Franz Russo, fondatore, nel 2008, del blog InTime, ho collaborato con grandi aziende nazionali e internazionali, come consulente per strategie di comunicazione e come divulgatore. Da sempre impegnato nella comunicazione digitale, cerco di unire sempre una profonda passione per l’innovazione tecnologica a una visione olistica dell’evoluzione dei social media e degli strumenti digitali. Il mio percorso professionale in questo campo, iniziato nel 2007, è stato caratterizzato da un costante impegno nel raccontare e interpretare i cambiamenti nel panorama digitale. Il mio approccio si basa su un mix di analisi strategica, creatività e un profondo impegno per il racconto e la divulgazione.
La tua iscrizione non può essere convalidata.
La tua iscrizione è avvenuta correttamente.

InTime Blog Newsletter

Abbonati alla newsletter e resta aggiornato su articoli e approfondimenti 

Utilizziamo Brevo come piattaforma di marketing. Inviando questo modulo, accetti che i dati personali da te forniti vengano trasferiti a Brevo per il trattamento in conformità all'Informativa sulla privacy di Brevo.

Scrivimi

Se ti piace quello che scrivo e se vuoi conoscermi meglio, clicca il bottone qui di fianco.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Ultimi articoli

InTime Podcast

spot_img

Articoli correlati
Related

Lo spot Coca-Cola e la IA, quando la magia non convince

Lo spot natalizio della Coca-Cola, realizzato con IA, divide il pubblico. Le critiche riguardano la "freddezza", imperfezioni varie e mancanza di emozione

Social media, da luoghi di interazione a strumenti di potere

Elon Musk c'è riuscito: ha trasformato X in uno strumento di potere politico. Quelli che prima erano strumenti di interazione, oggi sono strumenti di potere.

La fuga da X e crescita delle altre app: come chiudere l’account in sicurezza

La strada di X è segnata e segue quella di Elon Musk. Aumentano gli utenti che abbandonano la piattaforma verso altre app in particolare verso Bluesky ma anche verso Mastodon e Threads.

X pagherà i Creator in base alle interazioni Premium

X da oggi rivoluziona i pagamenti ai creator, puntando sull’engagement degli utenti Premium. E potrebbe portare ad un abbassamento della qualità dei contenuti.