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Aaron Swartz, la morte di un vero innovatore

La morte del giovane Aaron Swartz, suicidatosi a soli 26 anni, ha scosso il web e non solo. Di fronte a questa tragedia molti si sono lasciati a facili conclusioni, ma nella sua breve vita questo ragazzo è stato capace di piccole e grandi innovazioni di cui tutti gioviamo ogni giorno. Doloroso e incomprensibile ancora il suo gesto

Fiumi di parole, tweet, post si sono spesi in questi giorni per il suicidio avvenuto l’11 gennaio a New York fa di Aaron Swartz, definito come l’hacker fautore della liberalizzazione dei contenuti digitali. Questo ragazzo, 26 anni appena, diplomato all’Etich Center Lab di Harvard, sarà probabilmente ricordato più per il suo ultimo gesto e per la polemica che ne è derivata piuttosto che per quanto di buono, in termini di innovazioni tecnologiche, ha lasciato in eredità. Ed è di questo che vogliamo parlare.

Vogliamo ricordare il contributo che Swartz diede, appena quattordicenne, alla creazione di quello che quotidianamente ciascuno di noi usa: l’RSS (Really Simply Syndication), il nostro “acchiappanotizie”, quello che ci aiuta a rastrellare dalla Rete le cose che ci interessano e ad organizzarle tramite servizi come FeedBurner o Google Reader.

Vogliamo parlare del suo contributo alla fondazione di  Creative Commons e quindi alla più facile diffusione e circolazione dei contenuti in Rete.

Vogliamo parlare del suo social network Reddit, fondato nel 2006 con lo scopo di presentare notizie originali postate dagli utenti iscritti, favorendo i contenuti di maggiore qualità che possono salire nella graduatoria delle notizie grazie ai voti dei lettori.

Per ultimo, ma non meno importante, vogliamo riportarvi alla memoria la sua ultima creature Open Library, nata nel 2007 e definita come “one web page for every book ever published”. Un luogo in Rete, insomma, dove i contenuti sono liberi, fruibili da parte di tutti, perché come disse lo stesso Swartz : “Open library è tua. Navigala, correggila, alimentala”.

L’ultimo tassello che manca a questa storia è quello della minacciata condanna a trent’anni di reclusione per aver scritto un programma in Python tramite il quale rendere più veloce il download di documenti e tramite il quale Swartz avrebbe scaricato un archivio di documenti del MIT da JSTOR. Un tassello su cui anche troppo è stato scritto adducendo a questo le motivazioni di un gesto così incomprensibile. Come troppo convinto il giudizio di chi ha scritto

“come tanti, troppi smanettoni depressi come lui, entusiasti delle macchine e con la testa nelle nuvole, nei mille cloud che custodiscono i nostri dati e le nostre vite”

Troppo difficile comprendere i motivi per i quali, come scriveva lo stesso Swartz in quello che è stato considerato un testamento:

“C’è un momento, immediatamente prima che la vita diventi non più degna di essere vissuta, in cui il mondo sembra rallentare: e quella sua miriade di dettagli appare improvvisamente, e chiaramente, in tutto il suo dolore”.

Possiamo “limitarci” a ricordare ciò che questo dolore lascia. E se anche solo alcuni iscrivendosi a un feed RSS con la mente andranno ad Aaron Swartz, vorrà dire che è passato il concetto che le persone passano ma le innovazioni restano, a beneficio di tutti.

Che siano fatte da un hacker, da uno smanettone, da un giovane entusiasta con lo sguardo intelligente che nei sogni ci credeva e che la vita non è stata in grado di trattenere.

(questo post è già comparso sul web magazine Girl Geek Life)
Sonia Montegiove
Sonia Montegiove
Dopo un colpo di fulmine per un IBM PS 1 ha coltivato ininterrottamente la sua passione per l’informatica. E' analista programmatrice, formatrice e giornalista pubblicista
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4 Commenti

  1. dal nome e cognome dovrebbe avere origini ebraiche, il che implica altre riflessioni su grandi nomi della scienza e cultura mondiale con le stesse origini. Questo ragazzo aveva una marcia in più, il che significa anche interrogarsi, su questioni che normalmente non ci si pone. Suicidarsi é un atto sociale e politico, é un atto comunicativo, é un massaggio senza possibilità di appello. Lui si é ucciso, noi ci poniamo questioni “importanti”.

  2. Confermo le sue origini ebraiche e quello che scrivi Magda. Evidentemente alla base di un così terribile gesto si cela sempre qualcosa che molto spesso non conosciamo e non comprendiamo. Leggo ormai da giorni che si sentisse perseguitato, una condizione che mal sopportava nonostante da lui fossero venute fuori idee e progetti che hanno dato vita nel concreto a quello che ormai usiamo talmente tante volte al giorno che neanche ci facciamo più caso.

    Ma l’aspetto più triste di questa storia è il vedere la faciloneria di alcuni che hanno liquidato la vicenda in un modo assolutamente improponibile. Definirlo “smanettone depresso” ne è la prova. Purtroppo.

    Resta il fatto che un ragazzo, che sicuramente, proprio, come dici tu, per quella marcia in più che aveva, si sia tolto la vita non riuscendo a trovare un’altra via d’uscita, un altro sbocco che gli avrebbe permesso di superare quella difficoltà.

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