Addio a Papa Francesco, primo Papa dell’era digitale, ha saputo usare il web e i social per comunicare con semplicità, autenticità e visione fino all’ultimo.
Nel giorno di Pasquetta, il 21 aprile 2025, muore Papa Francesco.
Quello che possiamo definire, senza esagerare, il primo Papa dell’era dei social media.
Nonostante il primo account social — @Pontifex su Twitter — fosse stato inaugurato da Benedetto XVI nel dicembre 2012, è stato poi lui, Papa Francesco, a dare voce e corpo alla comunicazione digitale. A usare davvero le piattaforme per parlare al mondo.
Si è affacciato sul mondo social con naturalezza, semplicità, coerenza. Ha compreso, forse prima di molti altri, che per parlare davvero al mondo — soprattutto ai più giovani — bisognava saper ascoltare, dialogare, comunicare. Anche online.
Durante tutto il pontificato, non ha mai avuto paura degli strumenti digitali.
Non li ha mai demonizzati. Anzi, li ha accolti e benedetti. Letteralmente.
“Internet può offrire maggiori possibilità di incontro e di solidarietà tra tutti”,
aveva detto nel 2014. E non a caso definì il web “un dono di Dio”.
Un dono, certo, se usato responsabilmente. Un mezzo potente per costruire ponti, non per erigere muri.
Nel 2022, Papa Francesco disse:
“L’uso dei media digitali, in particolare dei social media, ha sollevato una serie di gravi questioni etiche che richiedono un giudizio saggio e attento da parte dei comunicatori e di tutti coloro che hanno a cuore l’autenticità e la qualità delle relazioni umane.
L’educazione ai media, la creazione di una rete tra i media cattolici e il contrasto alle menzogne e alla disinformazione”.
Parole che dimostrano quanto fosse profondamente sensibile ai temi etici legati alla comunicazione digitale.
E quanto credesse in un uso consapevole degli strumenti, per contrastare le derive della disinformazione.

Il primo Angelus “social” e il primo tweet
Lo aveva capito fin da subito, Papa Francesco.
Nel marzo 2013, a pochi giorni dalla sua elezione, il primo Angelus fu anche il primo Angelus davvero “social”. Le sue parole, pronunciate in Piazza San Pietro con quella forza gentile che lo ha sempre contraddistinto, furono condivise, commentate, rilanciate. In rete. In tempo reale.
E pochi giorni dopo arrivò anche il suo primo tweet ufficiale: semplice, diretto, umano.
Segnava l’inizio di un nuovo modo di comunicare il messaggio della Chiesa.
Nessuna distanza. Nessun filtro. Solo parole che parlavano al cuore.
Un Papa cercato e seguito online
Nel 2013, lo stesso anno della sua elezione, Papa Francesco fu il personaggio più cercato su Google in Italia.
E nel report annuale di Twitter, il suo nome figurava tra i più citati al mondo.
Segnali chiari. Il mondo voleva ascoltarlo. Voleva leggerlo.
Voleva seguirlo, in ogni parola, in ogni gesto.
La rete diventava così uno spazio di prossimità, dove il suo messaggio arrivava più lontano, più velocemente, a più persone.
L’indulgenza plenaria online
Nell’estate del 2013, durante la Giornata Mondiale della Gioventù a Rio de Janeiro, Papa Francesco scrisse un’altra pagina storica:
fu concessa l’indulgenza plenaria anche a chi seguiva l’evento attraverso i social media.
Un messaggio forte. Un gesto che riconosceva il valore spirituale di una partecipazione digitale, non solo fisica.
Ancora una volta, il digitale non era visto come un ostacolo, ma come estensione del dialogo e della condivisione.
Il Giubileo raccontato sui social media
Quando, nel 2015, si aprì il Giubileo straordinario della Misericordia, i social media si trasformarono in strumenti essenziali per raccontare, condividere, vivere quel momento.
L’hashtag #GiubileodellaMisericordia fu tra i più usati in Italia nei giorni dell’apertura della Porta Santa: oltre 17.500 conversazioni in poche ore.
Era la prova concreta di quanto il messaggio di Papa Francesco trovasse eco nel linguaggio dei nostri tempi.
Un Papa amato sul web
Come raccontato proprio qui su questo blog, nel 2014 Papa Francesco era stato il personaggio più amato del web.
Con oltre 49 milioni di citazioni online tra marzo e novembre 2013, e una media di 1,7 milioni di ricerche mensili su Google.
Non era solo popolarità. Era una sintonia nuova con chi cercava un messaggio di speranza, di misericordia, di pace. Anche online.
Un messaggio fino all’ultimo
Papa Francesco ha continuato a comunicare fino all’ultimo.
Con lo stesso stile. Con la stessa voce: chiara, gentile, accogliente. Ha parlato ai giovani. Ha parlato agli esclusi. Ha parlato a chi è lontano dalla Chiesa, ma non dalla vita.
E ha usato anche il web e i social media per farlo.
Con umiltà, senza retorica, senza paura. Con autenticità.
La sua eredità digitale e umana
Il ricordo di Papa Francesco, oggi che ci lascia, è anche il ricordo di un modo nuovo di essere presenti nel mondo. Di una comunicazione che ha saputo incontrare l’altro anche attraverso uno schermo.
Non è stato solo il primo Papa dell’era dei social. È stato il primo a viverla davvero, con coerenza e visione.
E in questo tempo incerto, il suo esempio resta.