Meta ha eliminato i fact-checker e allentato la moderazione. Gli inserzionisti cominciano a preoccuparsi, così come gli utenti. Da quello che sembra, si sta indirizzando sulla stessa strada di X.
Negli ultimi anni, il tema della moderazione dei contenuti è diventato sempre più centrale per le piattaforme social. Il dibattito non riguarda solo la libertà di espressione, ma anche le implicazioni economiche e politiche di queste scelte. Meta sta seguendo la stessa strada di X? Dopo le ultime decisioni di Mark Zuckerberg, la preoccupazione cresce tra gli inserzionisti e gli utenti.
Meta e il precedente di X di Elon Musk
Quando Elon Musk ha acquisito Twitter, ora X, ha rivoluzionato le regole della piattaforma in nome della libertà di espressione. Ha eliminato parte delle restrizioni sulla moderazione, ha riammesso account precedentemente bannati e ha eliminato il programma di fact-checking. Il risultato? Un esodo di inserzionisti, preoccupati di vedere i loro marchi accostati a contenuti tossici. La piattaforma ha perso miliardi di dollari di entrate pubblicitarie, mentre Musk ha risposto attaccando pubblicamente i brand, alimentando ulteriormente la crisi.
Oggi, un quadro simile potrebbe ripetersi con Meta. Mark Zuckerberg ha annunciato una serie di cambiamenti radicali nelle politiche di moderazione, riducendo le restrizioni sui contenuti e affidandosi maggiormente agli utenti per la regolazione della piattaforma.
Nuove politiche di Meta: meno moderazione, più rischi?
Una delle modifiche più significative è stata l’eliminazione dei fact-checker, sostituiti dal sistema delle Community Notes, una funzione ispirata a quella introdotta da Musk su X. Questo cambiamento implica un ridotto intervento diretto di Meta nella verifica delle informazioni, lasciando agli utenti la possibilità di segnalare e aggiungere contesto ai post controversi.
Inoltre, Meta ha dichiarato che permetterà contenuti che in passato sarebbero stati rimossi, compresi quelli con affermazioni discriminatorie o borderline. Anche il concetto di hate speech è stato riformulato: invece di eliminare determinati contenuti, l’azienda adotterà un approccio più permissivo, intervenendo solo nei casi di offese di “alta gravità”.
Ma la domanda che si pongono gli inserzionisti è: quanto questa nuova politica renderà la piattaforma un ambiente più sicuro per i brand?
Gli inserzionisti sono preoccupati e il rischio di fuga
Le prime reazioni dal mondo della pubblicità non sono incoraggianti. Gli advertiser temono che le loro campagne possano finire accostate a contenuti controversi, proprio come accadde su X.
Nel 2020, brand come Unilever, Ford e Verizon sospesero temporaneamente le loro campagne pubblicitarie su Facebook a causa della gestione dei contenuti d’odio e della disinformazione. Oggi, con l’ulteriore riduzione della moderazione, il rischio di una nuova ondata di boicottaggi pubblicitari diventa concreto. Se gli inserzionisti iniziano a fuggire, Meta potrebbe trovarsi in una situazione simile a quella vissuta da X negli ultimi mesi.
Anche gli utenti iniziano a lasciare Meta
Se il rischio della fuga degli inserzionisti è elevato, altrettanto lo è quello degli utenti. Un segnale chiaro è arrivato da Valigia Blu, il progetto giornalistico guidato da Arianna Ciccone, che ha annunciato ufficialmente l’abbandono di Facebook e Instagram. Il motivo? Un ambiente sempre meno adatto alla diffusione di un’informazione affidabile, aggravato dall’allineamento di Zuckerberg alle posizioni politiche di Trump.
L’uscita di Valigia Blu potrebbe essere solo l’inizio. Se anche altre testate indipendenti e realtà giornalistiche decidessero di seguire questa strada, Facebook e Instagram potrebbero perdere una parte significativa di utenti più attenti alla qualità dell’informazione.
Meta e Trump: un allineamento pericoloso
Un elemento che alimenta le preoccupazioni è avvicinamento di Zuckerberg alle posizioni di Donald Trump. La recente eliminazione dei fact-checker e l’allentamento delle restrizioni sui contenuti sembrano favorire un ambiente meno controllato, un aspetto che potrebbe beneficiare la propaganda politica e la disinformazione.
Questa svolta potrebbe polarizzare ulteriormente la piattaforma, rendendola un ambiente meno sicuro per aziende e utenti. La stessa dinamica che ha portato X a diventare sempre più un social media dominato da dibattiti estremi e contenuti controversi.
Meta potrebbe ripetere lo stesso errore di Musk
Ad oggi, Meta ha ancora una posizione di vantaggio rispetto a X: il suo sistema pubblicitario rimane solido e la base utenti è ancora molto ampia. Tuttavia, il progressivo allentamento delle regole di moderazione potrebbe rivelarsi un boomerang.
Se gli inserzionisti inizieranno a ritirarsi e gli utenti più attenti all’affidabilità dell’informazione migreranno verso altre piattaforme, il rischio di una X-bis diventerà sempre più concreto.
Alla fine, la libertà di espressione senza moderazione non paga, perché porta a un Far West digitale da cui i brand e gli utenti tendono a scappare.
Zuckerberg sta sottovalutando il problema o ha già calcolato il prezzo di questa trasformazione?
Al momento, non abbiamo una risposta certa, ma questi segnali non sono da sottovalutare.