Vincenzo Frezza ci ricorda che non bisogna mai perdere la forza di ricominciare, di mettersi in gioco. E lui la sua forza l’ha trovata a 43 dedicandosi attivamente nel sociale. Fino al 30 settembre è possibile donare due euro inviando un sms al numero 45507 o cinque euro dal telefono fisso a sostegno di “Cambia la vita di un bambino” iniziativa di Mentoring Usa Italia Onlus
Faccio una premessa: mi considero un uomo fortunato, ho una splendida famiglia, una ottima carriera lavorativa …forse l’unico neo era la mancanza di tempo libero, ovviamente causa lavoro. Ad un certo punto, alla ragguardevole età di 41 anni, ho deciso di liberare un po’ del mio tempo e di dedicarlo ad altro: al volontariato, presso la Croce Bianca di San Giuliano Milanese. Ho incontrato più di una persona che potrei definire “mentore”, dal semplice impiegato al manager che viaggia per il mondo mando ma tutti accomunati dalla voglia di fare qualcosa per gli altri, senza secondi fini.
La scoperta è stata entusiasmante e, per non “perdere tempo”, operando in notturna sulle ambulanze ho imparato a dare il giusto peso alle cose. Quello che prima mi angustiava ora lo vedevo ridimensionare, il peggio è ben altro.
Questo contatto con il mondo del sociale, di fatto, ha preparato me stesso a quello che da li a poco sarebbe stata la mia più grossa difficoltà lavorativa, capitato di colpo e nel momento di congiuntura economica più forte degli ultimi tempi: l’uscita forzata dalla azienda che avevo fatto crescere con un caro amico e che avevo da poco ceduto. Mi aspettavo di poterla vedere ancora crescere all’ingresso di un importante imprenditrice con ampie vedute, ero pronto a dare il mio contributo anche da non socio, ma le cose non sono andate per il verso giusto.
Ho dovuto ricominciare, da zero, a 43 anni …la peggiore età per riciclarsi nel mondo del lavoro, oppure la migliore, dipende dai punti di vista 🙂
I miei mentori, la nuova esperienza di vita, non ha fatto altro che accendere un’energia nuova: ho pensato a quale altro tipo di attività avrei potuto intraprendere, ho inziato a riprendere contatti con gli amici che non vedevo da una vita, quelli che hai frequentato da ragazzo e che alla fine non hai mai perso di vista.
Ho incontrato chi, come me, era alla ricerca di nuove strade, abbiamo condiviso la nostra visione e focalizzato sul fatto che in momenti come questi forse serve dare una risposta ai beni primari anzichè andare a cercare la ennesima startup tecnologica, magari molto futuristica ma che non da risposta a necessità non primarie.
Ebbene ecco che nell’arco di un anno ho fondato insieme a due amici una no profit che opera nel sociale e che si occupa di assistenza agli anziani, che risolve quindi problemi “reali”,”importanti” e che da soddisfazioni umane che non provavo da tanto.
E’ bastato vedere tutto da un altro punto di vista, applicarsi con energia, sfruttare le competenze tecnologiche acquisite applicandole in un contesto diverso e la startup “sui bisogni primari” diventa un esercizio finanziariamente sostenibile in pochissimo tempo, che di questi tempi sembra incredibile!
Quindi forza e coraggio ma soprattutto: apriamoci alle relazioni e soprattutto andiamo oltre “le solite cose”, cerchiamo di essere curiosi!