Pinterest più volte lo abbiamo descritto come il vero fenomeno tra i social media del 2012. Grande successo di numeri e le recenti modifiche ne accrescono l’appeal. Eppure tra i tantissimi pin che ogni giorno vediamo non tutti sono adeguati. E’ il caso di parlare di “estetica dei pin”?
[dropcap]I[/dropcap]n un momento in cui Pinterest è tornato agli onori di cronaca grazie alle ultime novità, dalle notifiche e la gestione degli utenti alle board segrete ed alle pagine aziendali, ho sentito la necessità di condividere con voi una riflessione autocritica sul modo con cui stiamo usando questo strumento, a maggior ragione se da ieri questo si è fatto ancor più strumento di marketing con le brand pages e se lo sarà ancor di più inserendo elementi di monitoraggio e analisi come sembra voler fare.
Pinterest: storia autocritica di un cattivo utilizzo
Da qualche tempo ho notato una mia reticenza nel cliccare su link provenienti da Pinterest rintracciati tramite altri social network. Mi chiedevo perché, perché vedendo un link “pinterestiano” ad esempio su twitter il mio istinto fosse quello di evitare di aprirlo? Non riuscivo a mettere a fuoco il problema fino a quando non mi è passato davanti un tweet di Rosa Giuffrè
con tema “il pin perfetto”, post che condivido a pieno dato che spesso l’esperienza Pinterest risulta deludente a causa della superficialità con cui vengono inseriti i contenuti su questo social network.
A questo punto quella “reticenza” ha preso forma ed è diventata una sorta di autocritica al modo di usare Pinterest da parte di molti di noi, me compresa, soprattutto nel settore del social media marketing. In sostanza una volta difronte ad un tweet contenente un link a Pinterest mi sono chiesta:
Perché per arrivare a leggere “quel” post dovrei cliccare su di un link che mi porta ad un pin la cui immagine non aggiunge e non anticipa nulla e pergiunta mi costringe ad un ulteriore click per raggiungere finalmente il contenuto desiderato?
Fermo restando che per un’esperienza completa di navigazione su Pinterest siano necessari elementi che vanno “oltre il pin”, ad esempio un link ad un approfondimento, trovo anche che la completezza del messaggio debba essere il pin stesso.
Capita fin troppo spesso di vedere pin che non contengono alcuna coerenza con il contenuto o che non hanno una completezza, perché parzialmente compilati come dice Rosa ma anche perché l’immagine utilizzata non è stata pensata per quel tipo di comunicazione, così succede addirittura che le stesse immagini portino a contenuti differenti, creando una confusione totale nell’utente che se arriva da un altro social network trova un’immagine “inutile” che è costretto a cliccare per “ottenere soddisfazione”, se invece sta cercando contenuti all’interno di Pinterest si trova davanti una ripetizione di immagini identiche o similari che spesso portano a post diversi tra loro.
Credo occorra quindi un piccolo cambio di mentalità, uno sforzo in più, che in parte si è già concretizzato con la nascita delle infografiche ma che deve ancora prendere una forma più concreta: pensare che i nostri contenuti possano essere “pinnati”. Dare ai nostri post immagini esaustive evitando di utilizzare riempitivi standard che farebbero sembrare un pin al nostro post identico ad un post di qualcun altro, dare al lettore un’impatto visivo che renda giustizia al suo click e che sia la leva per il prossimo click di approfondimento. Blogger o brand o editori o copywriter, è indifferente, il pin dev’essere bello e completo nel messaggio.
Potremmo dire che siamo di fronte ad una ‘“Estetica dei pin”?
Qual’è la tua esperienza di pinner? Quanti pin uguali ti è capitato di notare?
Quante volte hai evitato di cliccare su un link Pinterest da Twitter perchè “troppi click per arrivare al post”?
Ciao Beatrice, condivido molte delle cose che dici. A volte per leggere un post devi fare 3 click: lo vedi su fb, poi ti rimanda su pinterest che ti linka al blog.. decisamente troppi passaggi. Per me Pinterest è un luogo dove svagarsi con la mente, dove vedere belle immagini dove ispirare e lasciarsi ispirare. E, come sappiamo bene, ha successo per quei settori che ti permettono di comunicare attraverso le immagini: moda, beauty, food, travel. Ecco secondo me Pinterest è un luogo dove potere andare a cercare delle idee per dei bei pacchi regalo di Natale e capire come fare per realizzarli a casa propria, ad esempio. Non lo vedo assolutamente come un social per spammare i propri contenuti di Social Media o i post del proprio blog, o comunque non deve essere l’uso principale. E poi è vero, non c’è neanche lo sforzo di inserire una descrizione sotto il pin, ma si pinna una bella immagine, che magari non c’entra niente con il contenuto del post, solo per avere dei click in più verso il proprio blog /sito.
Ciao Cristina, centrato nel segno: troppi passaggi a fronte di poca soddisfazione. Certo Pinterest è basato sulle immagini e pertanto l’uso migliore che se ne può fare è a vantaggio di chi ha le immagini come veicolo principale, l’esempio del Natale è molto calzante. Credo però che ci possa essere una strada nel raccontare attraverso le immagini anche per chi non ha questa attitudine, ma ovviamente è una strada che “costa di più” in termini di impegno e creatività. Il pin per me dev’essere un’unità autonoma, non un complemento d’arredo, forse se tutti i contenuti prodotti venissero ideati pensando anche a questa prospettiva, come si fa pensando che un post possa finire su Twitter o su Facebook, riusciremmo ad ottenere una comunicazione più efficace senza dover ricorrere ad immagini di gattini :)
[…] Pinterest, nasce l’esigenza di un’estetica dei Pin? 21 novembre 2012 – di Beatrice Nolli […]