Sono 6 gli ambiti individuati dall’Osservatorio Agenda Digitale della School of Management del Politecnico di Milano utili per attivare la Crescita. Se avvenisse una digitalizzazione dei processi si risparmierebbero circa 20 miliardi di euro di costi e ci sarebbero 5 miliardi di maggiori entrate per la Pubblica Amministrazione, in 3 anni
L’Osservatorio Agenda Digitale della School of Management del Politecnico di Milano ha presentato ieri allo Smau, in corso fino a domani a Milano, ha presentato un primo rapporto sugli ambiti, all’interno del progetto Agenda Digitale, che potrebbero effettivamente attivare la Crescita nel nostro paese. Gli ambiti individuati sono 6, quattro dei quali sono stati presi in considerazione dal recente Decreto Sviluppo, ma 2 sono stati tralasciati, nonostante siano importanti leve di risparmio per la spesa pubblica: eProcurement e Fatturazione Elettronica. In questo rapporto sono stati individuati i benefici che questi processi di digitalizzazione potrebbero apportare già nel giro di 3 anni. Vediamo quali e dove.
eProcurement nella PA: risparmi pari a circa 7 miliardi di euro all’anno (ipotesi 30% acquisti della PA)
Fatturazione elettronica: risparmi pari a circa 5 miliardi di euro all’anno 1 miliardo per la PA e il resto per i privati (ipotesi sblocco decreto attuativo e 20% relazioni B2b)
Pagamenti elettronici verso la PA: risparmi pari a circa 0,6 miliardi di euro all’anno (ipotesi: 30% pagamenti elettronici per IMU/ICI, Tarsu, Multe, Bollo Auto)
Pagamenti elettronici verso gli Esercenti: maggiori entrate fiscali pari a circa 5 miliardi di euro all’anno ipotesi: diffusione dei pagamenti con carte di credito e debito a 30%)
Dematerializzazione e innovazione digitale nei processi della PA: risparmi pari a circa 15 miliardi di euro all’anno (ipotesi:10% incremento produttività del personale)
Start-up: incremento del Pil per circa 3 miliardi di euro in 10 anni (ipotesi: investimento 300 milioni in seed)
In questi mesi l’azione governativa, in particolare con il decreto Agenda Digitale, si è mossa concretamente su direttrici ben specifiche: sulle innovazioni nella PA (identità digitale, istruzione, sanità, giustizia, ecc.), sui sistemi di pagamento delle PA, sui pagamenti elettronici verso gli esercenti, infine sulle startup – commenta Andrea Rangone, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Agenda Digitale della School of Management del Politecnico di Milano, insieme ad Alessandro Perego e Mariano Corso. Peccato, invece, che si sia trascurato l’eProcurement, cioè l’insieme degli strumenti elettronici, come gare telematiche, negozi elettronici, ecc, che la PA usa per effettuare gli acquisti, e la fatturazione elettronica, cioè la fattura in formato digitale secondo le normative italiane ed europee che pensiamo possano avere benefici rilevanti e anche nel breve termine. Infatti, relativamente all’eProcurement, le esperienze pluriennali e positive di Consip e Centrali di acquisto regionali (monitorate da più di 6 anni da un Osservatorio apposito del Politecnico di Milano), evidenziano notevoli benefici ottenibili non solo a livello di saving ma anche di trasparenza, controllo e governance della spesa pubblica. In relazione invece alla fatturazione elettronica, esiste dal 2008 una legge che impone l’uso della fatturazione elettronica nei rapporti tra fornitori e PA, ma manca ancora ad oggi il decreto attuativo. Si tratta di ambiti che possono davvero essere il motore della crescita, con evidenti benefici per tutti, dalle amministrazioni pubbliche alle imprese”. Abbiamo infatti calcolato un possibile risparmio di costi per 20 miliardi di euro e un aumento delle entrate di 5 miliardi nei prossimi 3 anni in caso di digitalizzazione dei processi della Pubblica Amministrazione.”
Scendendo nel dettaglio delle singole direttrici ecco i benefici attesi:
– eProcurement PA. Ipotizzando di utilizzare l’eProcurement per gestire il 30% degli acquisti della PA, si otterrebbero benefici pari a circa 5 miliardi di euro all’anno,guardando solo ai risparmi “negoziali” sui prezzi di acquisto (senza considerare cioè i risparmi dovuti all’aumento della produttività del personale addetto agli acquisti). Oggi solo il 5% degli acquisti della PA è digitale.
– Fatturazione elettronica. Nell’ipotesi che si renda obbligatoria la fatturazione elettronica nei confronti della PA (cioè che si introduca finalmente il decreto attuativo della legge già approvato nel 2008!), si potrebbero ottenere risparmi diretti pari a 1 miliardo di euro per la PA e 1 miliardo di euro per i fornitori della PA e ulteriori 3 miliardi se, a partire da questo obbligo, si diffondesse la fatturazione elettronica anche nel 20% dei rapporti tra imprese.
– Pagamenti elettronici della PA. Ipotizzando che si utilizzino al 30% canali di pagamento elettronico per IMU/ICI, Tarsu, Multe, Bollo Auto, si stima un risparmio per la PA di circa 0,6 miliardi di euro l’anno (relativi sia alla riduzione dei costi vivi che all’aumento della produttività del personale)
– Pagamenti elettronici nel retail consumer. Nell’ipotesi di incrementare anche solo del 10% il tasso di utilizzo dei pagamenti elettronici nel mondo del retail consumer (dal 20% attuale al 30%), si potrebbe arrivare a una riduzione dell’evasione fiscale pari a 5 miliardi di euro all’anno.
– Dematerializzazione e innovazione digitale nei processi della PA/eGovernment. Un incremento efficace del tasso di digitalizzazione dei processi tipici della nostra PA, sia interni che di interazione con i cittadini e le imprese, potrebbe portare un aumento della produttività del personale del 10%, con un potenziale risparmio di 15 miliardi di Euro all’anno (che potrebbe concretizzarsi anche solo bloccando il turnover in alcune ambiti della PA)
– Startup. Con l’inserimento di 300 milioni di euro per investimenti seed (pari esattamente alla dotazione iniziale del fondo tedesco High-Tech Gruenderfonds), potremmo avere un impatto sul PIL, entro un decennio, di circa 3 miliardi di euro.
Insomma, si è nella direzione giusta ma rimane ancora molto da fare perché la nostra Pubblica Amministrazione possa intraprendere un serio progetto di digitalizzazione e perché il nostro paese possa tornare a parlare di Crescita piuttosto che di recessione e crisi. La strada è questa e i numeri di questo rapporto che vi abbiamo mostrato in maniera sintetica parlano chiaro. Ma c’è bisogno di un impegno maggiore e soprattutto di una convinzione maggiore. Investire in digitalizzazione e nuove tecnologie rimane al momento una delle strade più vicine a noi per poter muovere questo nostro Paese, ormai fermo da troppo tempo.
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